lunedì 24 giugno 2013

A un bivio...

Il boia e l'impiccato...
Vorrei tanto essere per qualche ora un atomo.
Così piccolo da potermi insinuare tra Bruce Bochy, Brian Sabean e Bobby Evans (assistente del general manager) e ascoltare le loro elucubrazioni.
E questo perché, piaccia o meno, siamo arrivati a un bivio.
Dove ogni decisione da prendere sarà al contempo giusta e sbagliata. Dove ogni passo mosso sarà nella direzione corretta ma anche verso quella più rischiosa.
E ci aspetta una settimana in trasferta irta di difficoltà, prima a Los Angeles e poi a Denver.
Siamo partiti con una rotazione traballante, ex-meraviglia delle meraviglie. Poi ecco il fielding erratico. A seguire la rotazione si è andata riprendendo e i problemi li ha dati il bullpen per poi approdare alla quarta fase in cui ci si sono messi gli infortuni a raffica a cui si è unita una certa crisi in battuta con pochi fuoricampi battuti e troppi strike-out incassati.
Insomma: non c'è stata pace tra gli ulivi e a parte un interessante record di 23-15, otto vittorie sono state infatti il massimo del vantaggio tra vinte e perse fino ad ora in questo 2013, le cose sono andate progressivamente peggiorando perché nelle seguenti trentasette gare abbiamo potuto assistere ad un misero 15-22.
Abbiamo una rotazione che traballa con un Lincecum che ha già dichiarato la propria disponibilità ad andare a rimpinguare il bullpen. E un Zito a corrente alternata a cui a fine stagione scadrà l'esosissimo contratto. Sappiamo che Romo non è mai stato un closer di mestiere anche se nel 2012 per fare di necessità virtù riuscì a far dimenticare il Wilson del 2010. Continuiamo ad avere alcune pedine del bullpen che lasciano a desiderare come Mijares e in parte Affeldt e meno male che ci si è accorti che Kontos perdeva troppi scoppi. E nonostante tutto il marasma sopra esposto siamo ancora lì, a sole tre gare di distacco da un'Arizona non irresistibile nella division certamente più equilibrata del torneo 2013.
Dietro a tutti questi problemi c'è l'assoluta necessità di recuperare gli infortunati, con la spada di Damocle che pende su Pagan, e il discernere al limite della perfezione chi saranno i lanciatori da acquisire il prima possibile per rinforzare la rotazione. Ho scritto "lanciatori" e non "lanciatore" perché a mio parere ne andrebbero ingaggiati due tra cui uno è sicuramente, e non smetterò mai di ripeterlo, Cliff Lee. Non mi dispiacerebbe nemmeno scandagliare il mercato dei relievers né degli outfielders.
Luglio ci presenterà una marea di gare trabocchetto tra cui le quattro sfide esterne sia a Cincinnati che a casa di San Diego, essendo i Padres la squadra che più tengo in antipatia nel nostro gruppo. Ma non pensiamo nemmeno che i trittici interni contro i Metropolitans (vulgo: Mets) e i Cubs saranno mini-serie dagli esiti con un canovaccio già scritto.
Se riusciremo ad uscire indenni da questa settimana, un parziale di 4 vinte e 2 perse sarebbe già un successone considerato lo stato di prostrazione psicologica che stiamo vivendo, avremo la grande chance di costruire o almeno "tentare di costruire" il trampolino di lancio che ad agosto e settembre potrà proiettarci o meno tra le candidate alla post-season. Se invece nelle prossime sei gare andremo sotto il fatidico .500, beh inizieremo ancora di più in difficoltà la seconda parte della stagione.
Siamo al bivio, siamo ad un importante spartiacque. Bochy e compari lo sanno. Anche se naturalmente cercano ogni dì di non fare trasparire la loro preoccupazione alla clubhouse con in testa i ball players giocando sottilmente e nel contempo i ruoli del boia e dell'impiccato.
La vita è un mistero. Come il Baseball...

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