sabato 29 novembre 2014

Per la via 6-4-3

Fatti, giocatori, curiosità per conoscere un pò del nostro passato.

Dick Dietz
Sei stagioni spese con i nostri adorati tra la seconda metà degli anni Sessanta e i primissimi dei Settanta.
Un ricevitore di notevole acume e qualità che però solamente nelle ultime tre stagioni in uniforme Giant seppe imporsi alle luci della ribalta con numeri di un certo spessore sebbene stabilisse anche alcuni traguardi negativi per passed balls. A primi del 1972 i Giants lo collocarono nei waivers da cui fu prelevato ad aprile dai nemicissimi dei Dodgers in cui fece poco o nulla per poi concludere la sua carriera in MLB l'anno dopo ad Atlanta dove ripeté la scialba annata precedente di Chavez Ravine. Nel 1970 fu selezionto per l'All Star Game mentre un anno e mezzo dopo aveva già imboccato il viale del tramonto. Davvero un declino velocissimo per Dietz. Che peccato! Ad ogni buon conto ricorderemo i suoi 22 fuoricampi del 1970, peraltro unica stagione in cui ammassò oltre cento RBI (esattamente 107), e i 19 roundtrippers della stagione a seguire che finalmente lo collocarono nell'elenco dei ricevitori più stimati dell'allora ancora giovane storia dei San Francisco Giants.

Alcune sue cifre con i San Francisco Giants (1966-1971)
Gare disputate: 536
Fuoricampi: 62
Corse battute a casa: 271
Media in battuta: .262
Fielding come ricevitore in tutta la carriera (quindi anche Dodgers e Braves): .980

Nato nel 1941, deceduto nel 2005.

venerdì 28 novembre 2014

Per la via 6-4-3

Fatti, giocatori, curiosità per conoscere un pò del nostro passato.

Ed Goodson
Una carriera breve, solo otto stagioni, per questo infielder che si divise con una certa armonia tra prima e terza base. Peraltro disputando parecchie gare anche come pinch-hitter. Il 1973 fu il suo anno migliore (12 fuoricampi e .302 di media battuta) con a ruota un valido 1974 prima di ritornare a numeri poco esaltanti l'anno dopo quando nel mese di giugno venne scambiato ad Atlanta: terminò la sua esperienza in MLB con due stagioni ai Dodgers dopodiché l'ultima speranza venne per lui rappresentata dai Cleveland Indians che lo spedirono a Portland nel Triplo A (Pacific Coast League) dove il tutto precipitò ulteriormente in quel, per lui, fatidico 1978. Come Ed Goodson sono esistiti centinaia e centinaia di giocatori. Che sono passati e che non hanno mai lasciato un'impressione così marcata da venire ricordati dalle memorie collettive dei Tempi a seguire. Goodson, però, sul maggiore palcoscenico seppe giungerci e per otto stagioni visse il sogno. Certo, chiudere il cammino in Major League a soli trent'anni non è mai gradevole soprattutto se la causa non è dovuta ad infortunio.

Alcune sue cifre
Militanza nei Giants: dal 1970 al 1975
Fuoricampi in carriera: 30
Corse battute a casa in carriera: 170
Media battuta in carriera: .260
Fielding: .994 (prima base), .911 (terza base)

Nato nel 1948, batteva mancino.

giovedì 27 novembre 2014

Per la via 6-4-3

Fatti, giocatori, curiosità per conoscere un pò del nostro passato.

Hal Lanier
Figlio d'arte di un padre famosissimo che come lanciatore di Saint Louis e dei "fuorilegge" degli Azules de Veracruz fece sfracelli negli anni '40 dello scorso secolo.
A differenza però del Babbo, il nostro Harold Clifton detto "Hal" scelse il ruolo di Interno nel quale disputò ben otto stagioni in Major League con i nostri Giants ricoprendo ora il posto di difensore del sacchetto di seconda base ora quello di interbase. Non fu un fuciliere quanto invece un discreto battitore di contatto che solamente nella sua stagione d'esordio, il 1964, raggiunse la media in battuta di .274 mai più eguagliata nei rimanenti sette anni con i Giants né tanto meno nelle due stagioni d'epilogo della sua carriera con gli Yankees.
Titolare inamovibile fino a tutto il 1970, disputò poco più di cento gare la stagione seguente tanto che a febbraio del 1972 i Giants lo vendettero a New York dove a trentuno anni nel novembre del 1973 decise di appendere il guantone al chiodo.

Qualche sua cifra con i San Francisco Giants
Gare disputate: 1101
Fuoricampi: 8
Corse battute a casa: 262
Media in battuta: .229
Media difensiva (fielding) in tutta la sua carriera di .982 (Seconda Base) e di .971 (Interbase).

mercoledì 26 novembre 2014

Il Telegrafo del Baseball - 26.11.2014

Ventiquattr'ore dopo l'annuncio dell'addio di Sandoval è toccato al nostro adorato coach di terza base, Tim Flannery, comunicare la decisione di terminare il proprio rapporto lavorativo con i Giants. In un lungo comunicato il cinquantasettenne pelatone ha motivato con ragioni familiari e con la necessità di un maggiore impegno nel sociale la sua scelta di fermarsi. Uno dei massimi uomini di fiducia del nostro Boch, con cui fu già coach a San Diego dal 1996 al 2002, Flannery è sempre stato coach di terza base nei Giants per gli otto anni della gestione del Supremo. Un ruolo, il suo, molto delicato in quanto strettamente connesso con i segnali e con tante altre peculiarità da condividere con il giocatore in battuta volta per volta. Conosciuto batterista del gruppo The Lunatic Fringe, Flannery è nativo di Tulsa nello stato dell'Oklahoma. E' mia personale opinione che un adeguato sostituto di Flannery in questo ruolo possa essere Bob Mariano che nel 2014 ha ricoperto il ruolo di manager con i Fresno Grizzlies. Per Mariano si tratterebbe di un'importante promozione sul palcoscenico maggiore dopo i tanti anni spesi nelle leghe minori.

E' stata confermata la notizia che la prossima settimana il management dei Giants si incontrerà con il richiestissimo mancino trentenne Jon Lester, agente libero. Questo potente lanciatore ha già ricevuto laute offerte da alcuni club potendo vantare una resistenza sulla montagnola che lo ha portato in sette delle ultime otto stagioni a lanciare oltre duecento riprese in stagione regolare. I Giants sono anche in contatto con la gemma del mercato degli agenti liberi sponda lanciatori, ovvero Max Scherzer. L'ex-partente dei Detroit, destro trentenne, nell'ultimo triennio con i Tigers ha messo a segno numeri molto interessanti tra cui un WHIP di 1.07 che la dice ben lunga sulla sua qualità sulla montagnola. E' auspicabile che o Lester o Scherzer possano trovare l'accordo con noi. Senza dimenticare che un gradino sotto a questa coppia c'è anche un interessamento per Justin Masterson. Nei prossimi giorni, e nel meeting invernale della MLB a San Diego d'inizio dicembre, il tutto dovrebbe definirsi piuttosto chiaramente e non solo per il discorso "rotazione".

Due giocatori dei Giants che stanno avendo per il momento riscontri differenti nella lega invernale venezuelana sono il ricevitore Hector Sanchez e il terza base Chris Dominguez. Dopo i colpi ricevuti accidentalmente al capo, infortuni che lo hanno estromesso anzitempo nella passata stagione con i nostri adorati, Hector Sanchez è tornato da poco all'agonismo con i Tiburones de La Guaira. Dopo nove gare disputate Sanchez sta avendo numeri modesti e probabilmente dovremo attendere ancora alcune settimane per ritrovarlo sui veri valori che può rappresentare. Molto bene invece sta andando Chris Dominguez con i Navegantes del Magallanes campioni in carica. In venti gare già disputate questo terza base, sul cui buon futuro i Giants sperano parecchio, sta battendo .308 sebbene come produzione ancora non si siano viste grandi cose.

Per i primi del prossimo aprile 2015 è prevista la pubblicazione della biografia dal titolo "Tony Oliva: the life and times of a Minnesota Twins legend" scritta da Thom Henninger sulla vita del leggendario fuciliere cubano che così tanti segni indelebili ha lasciato dietro di sé in una carriera clamorosamente facilitatagli dall'impossibilità di ritornare in patria a seguito della rottura dei rapporti diplomatici tra Cuba e gli Stati Uniti nel 1961. Oliva al giorno d'oggi è ancora attivo essendo uno dei principali hitting instructor dell'organizzazione dei Minnesota a cui è rimasto fedele per tutte e quindici le stagioni disputate in Major League (con 220 dinger e una media in battuta di .304). Libro con copertina rigida edito dalla University of Minnesota Press.

martedì 25 novembre 2014

Il Telegrafo del Baseball - 25.11.2014

Craig Biggio
Si è conclusa finalmente la querelle sul futuro di Pablo Sandoval. Ieri, dopo un lungo tergiversare prima di confermarne ufficialmente la veridicità, il giocatore e il suo agente Gustavo Vasquez hanno informato i media e i Giants dell'accordo raggiunto con i Boston per una cifra di 95 milioni di dollari spalmabile su cinque stagioni. Panda ha affermato che necessita di "ulteriori stimoli altrove" quale ragione principale del suo addio ai nostri adorati. Adesso per i Giants si apre decisamente la campagna acquisti-cessioni: circolano già i nomi di Jon Lester e Matt Scherzer tra i partenti così come quelli di Chase Headley per la terza base e dei cubani Yasmani Tomas e Yoan Moncada. Aspettiamoci, qualsiasi giocatore arrivi o parta, una profonda analisi dietro a ogni mossa. E io personalmente aggiungo anche il nome di Cole Hamels.

In controtendenza con le crescenti notizie di mercato nella Major League ecco che rimbalza la decisione di Josh Willingham di abbandonare l'attività agonistica. I motivi del suo addio, dopo undici stagioni ai massimi livelli, risiedono nel non "volersi sentire un mangiapane a tradimento verso chi lo paga profumatamente sapendo che non potrà o non vorrà mantenere un impegno assoluto per la causa". Alcuni infortuni fastidiosi nelle due ultime stagioni e tre figli piccoli a cui volere rimanere più vicino sono le altre cause di quanto ha deciso questo giocatore. Willingham in questi giorni aveva ricevuto una succulenta offerta da un club di notevole spessore, sebbene non sia stato rivelato di quale sodalizio si sia trattato. Questo esterno di notevole potenza e disciplina al piatto, dotato anche di eccellente atteggiamento difensivo, se ne va con un bottino di 195 fuoricampi, 632 corse battute a casa e una media in battuta di .253. Non ho mai nascosto la mia grande simpatia per questo giocatore invocando il suo arrivo in uniforme Giant nelle ultime due stagioni. Peccato ci sia sfuggita questa possibilità anche alla luce del notevole spessore umano e di grande onestà che Willingham medesimo ha sempre dimostrato ovunque.

Sono diciassette i nuovi papabili votabili per l'elezione alla Hall of Fame. Costoro vanno ad unirsi ad altrettanti diciassette giocatori rimasti ineletti nella precedente stagione in cui il solo Craig Biggio sfiorò per un nonnulla (0,2%) la soglia elettiva fissata al settantacinque per cento. Tra i diciassette nuovi arrivi segnalo Randy Johnson, Pedro Martinez, John Smoltz e Rich Aurilia mentre tra i già presenti oltre a Biggio ricordo Mike Piazza, Mike Mussina, Curt Schilling, Jeff Kent e Barry Bonds. E' mia personale speranza che Biggio, Mussina, Aurilia e Kent vengano eletti. Ricordo che Biggio, eccellente Seconda Base, ha speso tutti e venti gli anni in MLB con gli Houston Astros con cui ha fucilato 291 roundtrippers, chiudendo la carriera con una media in battuta di .281. A inizio gennaio prossimo sapremo i verdetti mentre le elezioni delle vecchie glorie, votate dal Comitato dei Veterani, saranno rese note il prossimo 8 dicembre.

E proprio in previsione delle risultanze dei voti del prossimo 8 dicembre sui giocatori del passato, v'è grande attesa e speranza per le sorti del fu Gil Hodges la cui non-elezione continua a rimanere uno dei tanti misteri inesplicabili del mondo del baseball statunitense. A tal proposito segnalo che nel marzo del prossimo anno è prevista l'uscita di una sua nuova biografia scritta questa volta da Mort Zachter dal titolo "Gil Hodges: a Hall of Fame life". Il libro si comporrà di cinquecentotrentasei pagine e avrà come editore la conosciuta University of Nebraska Press. Il libro seguirà passo a passo la vita di Hodges, che ricordo scomparso prematuramente all'età di quarantotto anni nel 1972, quindi non solo dal punto di vista agonistico (quale giocatore e manager) ma anche umano e personale. Su quest'ultimo aspetto potrei dilungarmi a piacimento ma preferisco lasciare a Zachter l'analisi di chi fu Hodges. Al cui riguardo voglio solo indirizzare tre parole: integrity, honesty e humanity. Davvero un "Mr. Clean" che ha lasciato un'impronta indelebile nel suo passaggio su questa terra. Attendo con grande passione l'uscita di questa biografia che non scapperà di certo alla mia collezione. Ringrazio quindi Mort Zachter per l'opera ricordando che in caso di elezione di Hodges alla Hall of Fame, questo scrittore potrà aggiungere una postilla al libro celebrativa dell'ammissione a Cooperstown. Forza Gil!

sabato 22 novembre 2014

Il Telegrafo del Baseball - 22.11.2014

Juan Marichal
Primi movimenti di roster per i nostri adorati. A farne le spese, fino ad ora, è solamente il potente rilievo destro venezuelano Juan Carlos Gutierrez che è stato messo nei waivers dopo non essere stato preso in considerazione a ottobre per i play-off. Gutierrez fino allo scorso ferragosto è stato una delle pedine più duttili del nostro bullpen prima di subire un chiaro declino dovuto soprattutto alle tante riprese in cui è stato utilizzato tanto che verso fine agosto venne chiamato un tredicesimo lanciatore, George Kontos, da Fresno per dare maggiore freschezza al reparto dei rilievi. E' molto probabile che Gutierrez verrà nuovamente invitato al campo primaverile di Scottsdale se non sarà prelevato da qualche altro club. Quattro sono invce i giocatori, tutti lanciatori destri, che sono stati inseriti nel roster al fine di venire protetti dalla Regola 5 del Draft che ad inizio dicembre permetterà ad ogni club di scegliere alcuni giovini promettenti inutilizzati, secondo certi parametri, delle squadre avversarie in MLB: Cody Hall (Richmond) in grande evidenza nella recente Arizona Fall League, Derek Law (Sacramento), Ray Black (San Jose) e Joan Gregorio (Augusta) sono i quattro tutelati che i Giants al momento non intendono vedere partire per gli altrui lidi. Infine quattro sono gli agenti liberi che hanno firmato un nuovo contratto di Lega Minore: Guillermo Quiroz (ricevitore venezuelano) e Javier Herrera (esterno dominicano) volti già presenti nel nostro farm-system saranno nuovamente a Scottsdale; a costoro si aggiungono due ball players nuovissimi di provenienza dominicana: l'interbase Carlos Triunfel (lasciato libero dai Los Angeles Dodgers) e il lanciatore mancino Braulio Lara che nel 2014 ha trascorso il suo tempo agonistico nelle Leghe Minori di Tampa Bay: nove gare a Durham (Triplo A) e ben trentasei a Montgomery (Doppio A).

Nella categoria "voci di corridoio confermate" prendiamo atto che Ron Wotus è stato scartato da Tampa Bay per la candidatura al posto di nuovo manager: per Wotus è il secondo boccone amaro dopo quello ingurgitato un anno fa con Seattle. Infine per la categoria "voci di corridoio e basta" segnalo che dopo l'offerta, rimasta segreta, di Toronto e quella di novantacinque milioni di dollari per cinque anni di Boston a Sandoval, oggi è prevista anche la proposta di San Diego. E mentre i Giants, tramite il vice-Guru Bobby Evans, confermano di avere fatto la loro proposta a Panda nonché di stare monitorando da vicinissimo i cubani Yasmany Tomas e Yoan Moncada.

Confermando i pronostici della vigilia la nazionale cubana si è aggiudicata la medaglia d'oro ai Giochi Centroamericani di Veracruz (Messico). Ieri sera nella finalissima Cuba ha infatti superato per 9 corse a 3 il mio adorato Nicaragua trascinata letteralmente da assi quali Yulieski Gourriel, Alfredo Despaigne e Frederich Cepeda, tutti e tre di ritorno da un'eccellente stagione disputata nella NPB giapponese. Nei biancoblu nicaraguensi ha disputato il nono inning come rilievo il nostro Jorge Bucardo che ha militato quasi tutta la scorsa stagione come membro del bullpen di San Josè dopo qualche sporadica presenza a Fresno. La medaglia di bronzo è andata alla Repubblica Dominicana che ha superato per 8 a 1 Portorico. Quinto il Messico e sesto il Venezuela: il tutto è accaduto nello splendido scenario del "Beto" Avila della gloriosa città veracruzana.

A inizio di questo mese la celebrata casa editrice McFarland ha pubblicato un libro che si preannuncia già molto interessante: "Baseball's great hispanic pitchers: seventeen aces from the Major, Negro and Latin American leagues". Scritto da Lou Hernandez, già autore del conosciuto "The rise of the Latin American baseball leagues, 1947-1961" che già fa bella mostra nella mia collezione, questa nuova opera fa approfondita luce su diciassette assi della montagnola tra i quali Ramon Bragana, Martin Dihigo, il nostro Juan Marichal, l'asso nicaraguense Dennis Martinez, Fernando Valenzuela, Pedro Martinez e Mariano Rivera. Un altro libro che si preannuncia molto gustoso, ma che sarà pubblicato solamente a febbraio 2015, è quello dal titolo "Joe Black: more than a Dodger" edito dalla Chicago Review Press. Scritta da Martha Jo Black, figlia di questo celebrato lanciatore coloured, e da Chuck Schoffner quest'opera ripercorre la vita dell'ex-numero 49 dei Brooklyn Dodgers. Una biografia di sicuro spessore.

giovedì 20 novembre 2014

Per la via 6-4-3

Fatti, giocatori, curiosità per conoscere un pò del nostro passato.

Billy O'Dell
Dopo avere trascorso le sue prime sei stagioni delle Majors con Baltimora, questo partente mancino giunse alla corte dei San Francisco Giants, assieme a Billy Loes, alla fine di novembre del 1959.
Il nostro manager Alvin Dark lo inserì immediatamente in rotazione dove rimase per quattro stagioni: nelle prime due dovette ambientarsi per poi disputare un 1962 e un 1963 davvero molto buoni. Nel 1962 vinse ben diciannove gare e fu una delle pedine decisive sulla montagnola per guidare i Giants alle World Series sebbene poi perse gara-1 malamente, punito soprattutto dalle valide produttrici di Maris, Kubek e Boyer (per quest'ultimo si trattò addirittura del solo shot con cui diede al settimo inning il definitivo vantaggio agli Yankees). O'Dell comunque si riscattò nella famosa gara-7 in cui entrò come rilievo a basi cariche, e nessun eliminato, nel settimo inning disputando tre riprese immacolate che come sappiamo però non bastarono ai nostri Giants perché le mazze dei suoi compagni seppure per un nonnulla non fecero il miracolo.

Nel 1964 O'Dell disputò soltanto otto gare da partente anche per via della definitiva esplosione di Gaylord Perry. O'Dell presenziò in tutto a trentasei gare per poi venire ceduto a Milwaukee nel febbraio seguente dove iniziò la sua parabola finale con militanza, in seguito, anche ad Atlanta e Pittsburgh.
Su di lui il ricordo generalizzato è che sia come partente che come rilievo avesse pari capacità, sapendosi destreggiare psicologicamente in entrambi i ruoli.
Durante tutta la sua carriera fu tormentato da parecchi infortuni che gli impedirono di disputare con la dovuta serenità ogni stagione finendo per demoralizzarlo. Eppure O'Dell fece di tutto per rimanere al massimo livello nelle tredici stagioni in MLB dimostrando che il tenere duro e il cercare sempre di rialzarsi era e rimane un'indiscussa qualità del proprio modo di essere.
Curiosità anche piuttosto rara: non disputò mai alcuna gara ufficiale nelle Leghe Minori.

Qualche sua cifra con i San Francisco Giants (tra parentesi i numeri totali di carriera)
Gare disputate: 204 (479)
Gare da partente: 118 (199)
Gare complete: 41 (63)
Inning lanciati: 921.0 (1817.0)
ERA: 3.55 (3.29)
WHIP: 1.29 (1.24)
Vinte-perse: 56-49 (105-100)

Nato nel 1933.

mercoledì 19 novembre 2014

Il Telegrafo del Baseball - 19.11.2014

...the 'Stick!
Incominciano ad intravedersi i primi segnali per il 2015 a riguardo di alcuni nostri giocatori. Innanzitutto Tim Hudson ha annunciato che al termine della prossima stagione appenderà il guantone al chiodo quando cioè gli scadrà il contratto biennale con i Giants. Un Hudson che attenderà serenamente di chiudere la stagione prossima dopo avere realizzato il sogno di un'intera vita agonistica lo scorso ottobre, ovvero vincere l'anello di campione delle World Series. E' trapelata inoltre l'indiscrezione dell'offerta fatta dai Giants a Panda nella misura di cinque stagioni per una cifra che oscilla tra gli ottanta e i novanta milioni di dollari. Il nostro club attende da Sandoval una risposta definitiva entro il fine settimana in arrivo. Infine i Giants hanno ufficializzato il calendario delle gare del prossimo pre-campionato di Scottsdale: il 3 marzo 2015 a Mesa si avrà l'esordio, fuori casa, corrispondente alla prima delle trentatre gare di Cactus League contro Oakland mentre il giorno seguente a diamanti invertiti le due squadre si affronteranno allo Scottsdale Stadium.

E' dalla scorsa vigilia di Natale, quindi quella del 2013, che ci si è andati domandando sempre più spesso che fine avrebbe fatto il Candlestick Park visto che ad inizio del corrente anno i previsti lavori di demolizione non hanno preso il via. Tra qualche giorno il sindaco della città Ed Lee comunicherà ufficialmente il progetto di trasformare l'ex stadio in un outlet urbano, in pratica un centro acquisti, di ben cinquecentomila piedi quadrati. Nessuna distruzione pertanto del vecchio e amato 'Stick quanto una sua trasformazione ad uso comune. Previsto anche un grande parcheggio per favorire l'accesso dell'utenza.

Di tutta la ridda di offerte e domande di giocatori, agenti liberi e non, che si stanno presentando in questo momento sul mercato della MLB ritengo di sottolineare quella abbastanza sorprendente dei San Diego che hanno già sbandierato ripetutamente ai quattro venti la loro disponibilità a privarsi di tre degli attuali pilastri della loro rotazione ovvero Andrew Cashner (nato nel 1986), Tyson Ross (1987) e Ian Kennedy (1984). Considerato che Hudson tra un anno se ne andrà e che Il Piccolino ha anche lui un anno di accordo con noi peraltro a costo salato, non vedo perché non mandare quest'ultimo ai Padres magari per Kennedy e Cashner. Anche Ross andrebbe molto bene. Non è infatti scritto da nessuna parte che l'inimicizia tra due club impedisca a loro di fare affari utili ad entrambi dimenticandosi di essere per questa circostanza rivali della medesima division.

Debutto con sconfitta ieri sera per il nostro interbase Ehire Adrianza con l'uniforme dei Caribes de Anzoategui nella Liga Venezolana. Davanti al proprio pubblico i vice-campioni nazionali sono stati superati per cinque corse a due dai Tiburones de La Guaira. La sconfitta è andata al nostro Jack Snodgrass (2-3) mentre Adrianza, utilizzato come Seconda Base e ottavo del line-up, ha chiuso con 1/4 e uno strike-out in battuta. Intanto nei campioni in carica dei Navegantes de Magallanes continua la stagione opaca del nostro Mario Lisson (ha disputato tutto il 2014 a Richmond) che poco ha contribuito ieri per i suoi colori sconfitti per 5 corse a 4 dopo dieci riprese sul diamante delle Aguilas del Zulia dove Minicozzi, schierato clean-up, ha battuto 1/5. In classifica Aguilas del Zulia e Caribes de Anzoategui comandano con identico record: 24 vinte e 9 perdute. Infine ieri sera nella Liga Dominicana ha fatto la sua quinta apparizione stagionale il nostro Angel Villalona (anche lui nel 2014 a Richmond) entrato come pinch-hitter nei Toros del Este che tra le mura amiche hanno prevalso per 3 corse a 2 contro i Gigantes del Cibao.

martedì 18 novembre 2014

Per la via 6-4-3

Fatti, giocatori, curiosità per conoscere un pò del nostro passato.

Andrés Galarraga
Nemmeno il tumore al sistema linfatico che lo colpì ad inizio del 1999 riuscì a togliergli il suo caratteristico sorriso che ha sempre messo in mostra.
Nativo di Caracas, alto e potente; svezzatosi con i celebrati Leones capitolini nella lega invernale venezuelana prima di approdare ai Montreal Expos ed iniziare così uno splendido percorso in Major League di diciannove stagioni passando, tra gli altri club, anche per Colorado e ben due volte per San Francisco. Con i Giants disputò la seconda parte del 2001 e vi fece ritorno nel 2003 in quella che per allora era la sua traiettoria finale che culminò con il ritiro nel 2004 quando in quell'agosto disputò alcune gare con Anaheim.

Galarraga era uno slugger tipico da National League e il suo passaggio ai Texas per la stagione 2001 lo mise in serissima crisi tanto da fare ritorno a luglio di quell'anno nella lega preferita dove i Giants lo accolsero ben volentieri. In quello spizzico finale di stagione all'AT&T Park il nostro "Gato" fece nuovamente vedere di quale pasta era fatto ma la stagione seguente preferì vestire la giubba del figliol prodigo e fare ritorno a Montreal sebbene con risultati molto contenuti. A febbraio del 2003 Galarraga ri-firmò con i Giants con cui disputò una stagione molto buona con numeri ben superiori alla sua precedente militanza presso di noi. Numeri che però non lo tennero in casacca nero-arancio per il seguente campionato. Nella sua carrierà indossò quasi sempre uniformi con il numero "14" (anche nei Giants) che assieme al "6" è uno dei miei preferiti.

Nota bene: ho ritenuto di pubblicare una sua immagine in uniforme dei Colorado in quanto quelle dei tempi di militanza con i Giants lo ritraggono molto più ingrossato rispetto alla sua normalità e questo a causa delle cure a cui dovette sottoporsi dopo l'intervento al tumore linfatico.

Qualche numero della sua carriera
Gare disputate: 2257
Fuoricampi: 399
Corse battute a casa: 1425
Media in battuta: .288
Media difensiva (fielding) di .991 (come Prima Base)

Qualche cifra con i San Francisco Giants
2001: 49 gare, 7 fuoricampi, 35 corse battute a casa, media battuta di .288
2003: 110 gare, 12 fuoricampi, 42 corse battute a casa, media battuta di .301

Nato nel 1961.

Il Telegrafo del Baseball - 18.11.2014

Gil Hodges
In attesa di saperne di più di cosa si sono detti ieri Pablo Sandoval e il general manager dei Boston, Ben Cherington, nel loro incontro a Fenway Park segnalo alcuni nomi di agenti liberi che stanno interessando ai Giants. Come anticipato dal Guru, il nostro mercato si sbloccherà appena sapremo se Sandoval ri-firmerà con noi o meno. E' chiaro che comunque entro una settimana le decisioni in merito dovrebbero diventare definitive. Tra i partenti i Giants hanno richiesto di esaminare le cartelle mediche del destro Justin Masterson così come stanno seguendo il ventiseienne mancino sudcoreano Yang Hyun-jong che a giorni incomincerà a trattare con i club della MLB. Questo giocatore è stato compagno di Brett Pill nei KIA Tigers di Kwangju nella passata stagione. Rimane nel frattempo in limbo la posizione del cubano Yasmani Tomas accreditato fortemente di vestire l'uniforme nero-aranacio nella prossima stagione anche se, nel nostro caso, sembra che sappiamo già bene chi sarà il sostituto di Panda nell'eventualità che diventasse ufficiale il suo addio ai Giants. La sicurezza della nostra dirigenza appare piuttosto chiara anche dall'assoluta non fretta del Guru e di Evans nel ri-contattare il suo agente.

Oramai come saprete i Miami Marlins e Giancarlo Stanton hanno trovato l'accordo per il più debordante contratto mai siglato nella storia di qualsiasi sport professionistico statunitense. Stanton intascherà venticinquemilioni di dollari a stagione per i prossimi tredici anni, quindi in totale ben trecentoventicinque. Considerato che il libro paga dei Miami è uno dei più contenuti di tutto il campionato, lo sforzo appare quindi di medio impegno per il club che però rischia di doversi trovare a sborsare tale ingente somma anche nel caso che questo giocatore subisse crolli agonistici col prosieguo della sua carriera. Un'ingessatura del Tempo che appare eccessiva ed azzardata.

Continuando le navigazioni sulla rete ho scovato con grande piacere una pagina Facebook recentemente aperta al fine di sostenere l'elezione di Gil Hodges nella Hall of Fame. Il gruppo creato si chiama con esattezza "Gil Hodges belongs in the baseball Hall of Fame" e al momento vanta già quasi novecento iscritti tra cui un bel numero di ex-giocatori famosissimi della MLB. E' sufficiente richiedere l'iscrizione e mantenere il giusto atteggiamento di rispetto ed educazione. Toccherà al Comitato dei Veterani di Cooperstown votare chi tra gli old-timers del periodo 1947-1972 entrerà nella Hall of Fame. Hodges è una vittima, riconosciuta, della gelosia e dell'invidia di alcuni ex-membri del comitato che per frustrazione lo misero ingiustamente alla berlina: uno tra tutti l'ex-fuciliere di Boston, Ted Williams, che mai vinse nulla in carriera e che in vita ritenne di vendicarsi di chi aveva avuto più allori di lui. Poveretto.

Contro ogni pronostico della vigilia la nazionale under 21 di Taiwan si è aggiudicata la prima storica edizione del Mondiale di categoria terminato domenica sulla propria isola e disputato nella città di Taichung. Nella finalissima Taiwan ha superato il favoritissimo Giappone per 9 corse a 0 grazie anche a una grande prestazione del proprio prima base Yang Tai Chun che ha chiuso con un palmare 4/5 e 2RBI in battuta. Il giorno precedente nell'ultima gara del gruppo per il titolo i giapponesi avevano prevalso sui taiwanesi per 6 a 2. Buon quarto è terminato il mio adorato Nicaragua che ha ceduto per 10 corse a 4 la medaglia di bronzo agli scatenati sudcoreani; pinoleros che si sono anche visti inserire il proprio esterno Arnol Rizo Blanco nella "squadra del torneo" così come votata dagli esperti. Quinta si è classificata la Repubblica Céca a conferma del grande progresso che questa disciplina sta avendo in quel paese. Il riconoscimento al migliore giocatore della manifestazione è andato al partente destro taiwanese Kuo Chun Lin. La seconda edizione del Mondiale under 21 si terrà nel 2016 nello stato messicano di Sinaloa (quindi nelle città di Culiacan, Mazatlan, Mochis, Guasave ecc).

lunedì 17 novembre 2014

Per la via 6-4-3

Fatti, giocatori, curiosità per conoscere un pò del nostro passato.


Matt Morris
La prima volta che ho visto in azione Matt Morris correva l'anno 2003 e questo destro di infinito talento mi deliziò con alcune gare disputate con grande classe e notevole mestiere. Morris era membro di una rotazione di Saint Louis con gente come Woody Williams, Tomko e Stephenson tutti al comando del mago Duncan e del manager LaRussa. Mi ricordo la varietà dei lanci che Morris sapeva spiattellare a seconda del battitore che affrontava: match-up formidabili che quasi sempre lo vedevano prevalere.
Nell'ultima stagione di gestione di Felipe Alou, prima dell'arrivo del Supremo, i Giants poterono contare su Morris che era stato firmato in inverno da agente libero. Il Morris che giunse all'AT&T Park era però un asso già sbiadito; un campione sulla via precoce del tramonto. In quel 2006, in una squadra ancora molto e purtroppo Bonds-dipendente, fu sempre presente in rotazione con ben trentatre presenze che numeri alla mano lo confermarono inesorabilmente sulla vita del tramonto nonostante avesse solo trentadue anni. A fine campionato il Guru mise sotto contratto il Supremo che durante la seguente stagione (2007) non gradì eccessivamente il lavoro sulla montagnola di Matthew Morris tanto che con un'ERA appena appena migliore di quella della precedente stagione venne ceduto a Pittsburgh proprio in chiusura di deadline, il 31 luglio.
Con i Pirates il nostro uomo chiuse la carriera l'anno seguente lasciando l'amaro in bocca per non avere trovato il modo di restare in auge per molti più anni in MLB.
A me Morris piacque molto, nonostante tutto.

Qualche numero della sua carriera
Gare disputate: 307 (di cui 276 da partente)
Inning lanciati: 1806
ERA: 3.98
WHIP: 1.316
Vinte-perse: 121-92

Nato nel 1974.

domenica 16 novembre 2014

Il Telegrafo del Baseball - 16.11.2014

Minicozzi...venezuelano...
Sono quattro al momento i giocatori dei Giants presenti nella Liga Venezolana: Mark Minicozzi è in forza alle Aguilas del Zulia mentre tre lanciatori stanno giocando con i Caribes de Anzoategui: Jack Snodgrass, Austin Fleet e Cody Hall. Mark Minicozzi, utilizzato come Esterno Sinistro, al momento è uno dei migliori battitori del campionato con .388 di media battuta, 20 corse battute a casa e 3 fuoricampi a cui si aggiunge la stratosferica cifra di 1061 come OPS (percentuale di arrivo in base più potenza). Il potente e generoso slugger ha inoltre subito solo 18 strike-out a fronte di ben 27 walk. Ricordo che per Minicozzi si tratta di un ritorno, avendo già militato con i bianco-arancio-neri la passata stagione. Cody Hall come closer (loro lo chiamano "cerrador") ha un'ERA immacolata di 0.00 con record di 0-0 in 14 gare in cui ha ottenuto ben 10 salvezze; Austin Fleet ha record di 3-1 ma con un'ERA inguardabile (sic) di 6.19; infine Jack Snodgrass ha record di 2-2 con ERA bruttina di 4.32. Dopo le partite di ieri, sabato 15 novembre, le Aguilas guidano il campionato con un record di 23-7, tallonate dai Caribes con 23-8. Questi ultimi riscuotono la mia assoluta simpatia nella LVBP e tra loro e le Aguilas direi che la scelta di accasarsi dei nostri quattro esponenti è stata a dir poco azzeccatissima!

Brutta tegola per i Giants che venerdì si sono visti comunicare la squalifica per cinquanta gare nel 2015 per il proprio promettente lanciatore mancino Adalberto Mejia, risultato positivo ad una sostanza vietata in quanto miglioratrice delle prestazioni agonistiche. Mejia, dominicano classe '93, ha disputato tutta la stagione 2014 a Richmond nel Doppio A dove in 21 partenze ha avuto record di 7-9 con ERA di 4.67 e WHIP di 1.38. Vedremo cosa deciderà il club in merito a questa sospensione essendo chiara "policy" dei Giants quella di non volere avere più a che fare con giocatori dopati. Un esempio per tutti: la non convocazione di Melky Cabrera per la post-season del 2012.

Se non altro gli Scottsdale Scorpions hanno chiuso la deludente stagione dell'Arizona Fall League con una nota positiva: giovedì nell'ultima gara di campionato si sono imposti per 8 a 5 contro Salt River terminando così con il mesto record di 12-20. Questi ultimi si sono poi assicurati il titolo vincendo ieri la finale in gara unica per 7 corse a 4 contro Peoria.

Girovagando in qua e in là per la rete ho scovato alcuni "luoghi" interessanti. Innanzitutto segnalo il sito www.didthetribewinlastnight.com che come chiaramente recita il titolo è dedicato totalmente ai Cleveland Indians, club che assieme a Minnesota e a Kansas City riscuote la mia moderata simpatia nell'altra lega. Direi che quello degli Indians è un club fin troppo svilito dalla recente dimenticanza collettiva della storia del Baseball sebbene abbia un passato di grande tradizione pure tra alti e bassi. Su Facebook ho invece aderito ad alcuni gruppi che perseguono il mantenere viva la memoria e il passato. Tre le pagine che gradisco molto: 1) Baseball 1869 to 1968; 2) Back in the day of Baseball; 3) "The dugout" a forum for the love of Baseball. Ogni giorno potere scrivere i propri pensieri su un dato argomento è un buon esercizio per chi ama questa disciplina sportiva, soprattutto se è interessato alla sua storia.

1903: inizia l'avventura per i San Francisco Seals

Dal 1903 al 1957, quindi per ben cinquantacinque stagioni consecutive, i San Francisco Seals furono tra i grandi protagonisti della Pacific Coast League.

Una lega nata per rimanere indipendente dal "Baseball Organizzato" sotto la tutela delle leghe National e American.
Una lega che fece di tutto fin dall'inizio per diversificarsi dalle altre leghe minori tanto da assurgere nel breve lasso di qualche anno allo status di "terza major league ufficiosa" tanto i suoi giocatori e i suoi club divennero famosi.
La Pacific Coast League nacque ufficialmente nel 1903 dalle ceneri dell'allora funzionante California League. Quest'ultima, assieme alla Pacific Northwest League, era una delle due leghe minori professionistiche della zona californiana gestite dal Baseball Organizzato ma al termine della stagione del 1902 i suoi dirigenti ritennero di espanderla con l'inclusione dei sodalizi di Portland e di Seattle che militavano nella Pacific Northwest League.
Per fare ciò la neonata Pacific Coast League dovete dissociarsi dal Baseball Organizzato le cui regole non le avrebbero permesso di "scippare" due club a una consorella cosicché per la prima storica stagione della PCL si ebbero sei club ai nastri di partenza: Los Angeles Angels, Oakland Oaks, Portland Browns, Sacramento Sacts, San Francisco Seals e Seattle Indians.

Lunedì 9 marzo 1903 si ebbe la prima storica giornata di gare del primo anno di vita della Pacific Coast League.
Ecco i risultati di quella giornata, oramai passati all'immortalità:
Oakland 4, Sacramento 7
Portland 3, San Francisco 7
Seattle 1, Los Angeles 2

In quel primo torneo la forza di Los Angeles apparve evidente. Gli Angels nelle precedenti stagioni erano stati assoluti protagonisti della California League e seppero abbastanza comodamente vincere quella prima edizione partendo peraltro benissimo visto che vinsero le prime quindici gare disputate nel lunghissimo calendario che prevedeva oltre duecento gare di stagione regolare (da marzo ai primi di novembre) per ogni club! Questa fu la classifica finale:
.630 Los Angeles 133-78 (211)
.500 Sacramento 105-105 (210)
.495 Seattle 98-100 (198)
.493 San Francisco 107-110 (217)
.468 Portland 95-108 (203)
.414 Oakland 89-126 (215)

Seicentoventisette furono le gare disputate e i nuovi arrivati, Seattle e Portland, ebbero qualche difficoltà a portare a termine il così massacrante calendario fissato, come testimoniato dal numero di partite disputate.
San Francisco fu il club che ne disputò di più. In quel 1903 i Seals giocavano le loro gare casalinghe al Recreation Park che era situato all'incrocio tra la Eighth e la Harrison Street. Un ballpark che fu in seguito distrutto dal tremendo terremoto del 1906.

Alcune statistiche individuali di quella prima stagione:
Battuta
Media battuta: .387 Harry Lumley (Seattle)
Fuoricampi: 13 Truck Eagan (Sacramento)
Basi rubate: 83 Dan Shay (San Francisco)
Lancio
Vittorie: 35 -e 12 sconfitte- Doc Newton (Los Angeles)
Quest'ultimo fu anche il protagonista del primo no-hitter nella storia della PCL quando l'8 novembre al Freeman's Park di Oakland guidò Los Angeles al successo per 2 corse a 0.
Nei Seals si mise in mostra il quotato lanciatore James "The Whale" Whalen che concluse la stagione con un rimarchevole record di vinte-perse di 28-21.

Fin da quella prima storica edizione San Francisco fu in assoluto la piazza che più accrebbe la forza e la conseguente fama della neonata lega. Dopo di Frisco ci fu ovviamente Los Angeles che contribuì in misura determinante per la sua crescita e stabilità: già per l'inizio del XX secolo si trattava di due città di notevoli dimensioni che potevano contare su di una base di seguaci di baseball davvero grandissima, folla che quindi poté presentarsi con regolarità alle partite di campionato. Peraltro in quei primi anni le serie tra due club duravano dal martedì alla domenica comprendendo ben sette gare di cui un double-header alla domenica!

Al termine della prima stagione del 1903 il proprietario dei Sacramento ritenne di dovere già spostare il club in quanto a suo parere la piazza non aveva un bacino di utenza così ampio da potere garantire la sopravvivenza del sodalizio per ancora molti anni. Cosicché fu deciso di disputare la seguente stagione a Tacoma, città nello stato di Washington, che aveva militato già nella Pacific Northwest League.

Per la via 6-4-3

Fatti, giocatori, curiosità per conoscere un pò del nostro passato.

Bob Brenly
Otto delle sue nove stagioni di Major League le visse con i Giants: l'eccezione fu il 1988 quando giocò a Toronto prima di fare ritorno a San Francisco per la stagione dell'addio alle gare.
Buon catcher, sebbene non certo perfetto, seppe ben figurare nei Giants degli anni '80 che furono la quintessenza del club ballerino, addirittura raggiungendo le World Series dopo che qualche stagione prima avevano chiuso con un record di 62-100!
Proprio nel suo ultimo anno agonistico i Giants raggiunsero le World Series ma Brenly rimase escluso dai roster della post-season mancando così la grande occasione di una vetrina importantissima quale fu quella che allora venne ribattezzata "Bay Series" e che fu disturbata e fermata momentaneamente causa il grave terremoto di Loma Prieta.

Brenly lo vidi per la prima volta nella mia vita in qualità di manager degli Arizona Diamondbacks che nel 2001 vinsero le World Series per 4 gare a 3 contro i New York Yankees. Dal 2005 non allena più, limitandosi (si fa per dire) a fare il commentatore tivù.

Qualche numero della sua carriera
Gare disputate: 871
Fuoricampi: 91
Corse battute a casa: 333
Media in battuta: .247
Media difensiva (fielding) di .984 (come Ricevitore)

Nato nel 1954.

sabato 15 novembre 2014

Per la via 6-4-3

Fatti, giocatori, curiosità per conoscere un po' del nostro passato.

Billy Pierce
Mancino dal buon arsenale di lanci che in diciotto stagioni in Major League deliziò i palati fini nei vari ballpark.
Nella stagione del suo esordio, 1945, appena diciottenne vinse le World Series con Detroit a presagio quindi di una carriera che si annunciava davvero interessante. Ma nelle due seguenti stagioni i Tigers lo mandarono a Buffalo nel Triplo A dopodiché la permanenza di Pierce con il club della natia Detroit durò solo per il torneo del 1948 al che la sua nuova destinazione fu Chicago sponda White Sox. Con i bianconeri questo lanciatore rimase per ben tredici stagioni entrando stabilmente in rotazione ogni anno, sebbene non disdegnasse in qua e in là anche incarichi da rilievo. Ebbe diversi infortuni, sebbene nessuno di grave entità, ed ebbe anche alcuni dissapori con il manager Al Lopez che ad esempio non lo inserì in rotazione nelle World Series del 1959 che i White Sox persero con Los Angeles. A metà degli anni '50 ebbe il suo momento migliore peraltro anche reso famoso dalle famose sfide che ingaggiò contro un altro mancino, Whitey Ford dei New York Yankees.

A San Francisco giunse a seguito di uno scambio a fine novembre 1961: Pierce vi arrivò assieme ad un altro lanciatore sinistrorso famoso quanto in declino: Don Larsen.
Il manager Alvin Dark aveva in mente di utilizzare Pierce quale asso di una rotazione ancora giovane in cui già si poteva vedere il talento dei vari Perry, Marichal e McCormick. E subito nella prima stagione, il 1962, Pierce fece meraviglie sapendo ben gestire l'incidenza del vento a Candlestick Park e risultando decisivo anche nello spareggio contro Los Angeles che garantì ai Giants il loro primo pennant dopo il trasferimento a San Francisco. Alle World Series si trovò di nuovo di fronte gli Yankees: perse gara-3 ma nella sfida contro il vecchio nemico Ford in gara-6 seppe vincere molto bene, disputando gara completa a conferma di una classe mai sopita. Quel successo permise ai Giants di equilibrare la serie sul 3 a 3.
Nel 1963 calò di parecchie gare la sua presenza in rotazione pur venendo frequentemente utilizzato nel bullpen; identica sorte subita nella sua ultima stagione con noi, e sua ultima in carriera, in cui soltanto in una gara fu schierato partente (1964).

Pierce non è mai stato eletto nella Hall of Fame, uno dei tanti misteri e delle tante incongruenze che il Baseball si trascina appresso. Statistiche particolareggiate hanno ampiamente dimostrato come suoi colleghi eletti a Cooperstown abbiano addirittura avuto numeri inferiori a lui; ma a tutt'oggi Pierce non è un Hall of Famer.

Qualche numero della sua carriera
Gare disputate: 586 (di cui 433 da partente)
Gare complete: 193!!!!!!
Inning lanciati: 3306.2
ERA: 3.27
WHIP: 1.26!!!!!!
Vinte-perse: 211-169

Nato nel 1927.

Post scriptum: non sono riuscito a trovare un'immagine soddisfacente di questo giocatore in uniforme Giant per cui piuttosto che nulla ho preferito pubblicarne una ai tempi della sua militanza con Chicago.

La stagione (leggendaria) che è stata: la rotazione e affini

Con questo pezzo si conclude l'analisi dei quarantasette giocatori che hanno difeso l'uniforme dei Giants in questo 2014.
Ho appositamente tenuto per ultimo l'argomento odierno, ovvero la rotazione, perché la ritengo l'assoluto punto di partenza nonché le fondamenta su cui iniziare a costruire sempre una stagione agonistica.
Per i Giants quest'idea vale all'ennesima potenza perché la sua filosofia dominante, per fortuna, è pitching & defence e i tre trionfi ottenuti in questo lustro ne sono la prova più meravigliosamente meravigliosa.

Prima di scrivere dei sette lanciatori oggetto del presente post ritengo doveroso anticipare che l'orientamento delle parole che vado a scrivere parte dal presupposto che per la stagione 2015 ai Giants servano DUE NUOVI PARTENTI per cui ritengo che al momento, in chiave di prospettiva, siano soltanto tre i lanciatori che vadano inseriti nella nuova rotazione. E leggerete il perché del mio pensiero.

Sono sette i lanciatori che nel corso del 2014 hanno ricoperto il ruolo di partenti.
Tra questi, a mio modo di vedere, tre torneranno in rotazione anche nel 2015 laddove i due posti residui vanno rimpinguati con nuova linfa.
Alcuni giorni fa, esattamente nel mio editoriale "Giants Talk" del 4 novembre, ho scritto di come il solido destro ora agente libero James Shields possa essere una delle pedine necessarie per la nostra rotazione del prossimo anno. Per il secondo posto vacante i nomi che scrivo sono solo due: Cliff Lee o Cole Hamels. Il primo lo preferisco al secondo anche se ha già trentasei anni. Lee ha vissuto un 2014 pieno di acciacchi inusuali per lui: se recupererà e tornerà in piena forma allora sarà un'arma formidabile: costo del suo ultimo anno in casacca Phillies (ovvero il 2015), 24 milioni di dollari. In caso Lee non fosse fisicamente a posto mi rivolgerei a Cole Hamels: anche lui come Lee è mancino, anche lui come Lee guadagna ogni stagione 24 milioni di dollari. Ma nel caso di Hamels il contratto con i Phillies scadrà al termine del 2018.

I tre sicuri cavalli di ritorno: Bumgarner, Cain e Hudson

Madison Bumgarner
Vabbè qui si fa presto a scrivere di questo giocatore.
Abbiamo tutti quanti sotto gli occhi cosa ha fatto sia in stagione regolare che durante la post-season tanto che Matt Cain al termine delle World Series ha affermato "per diversi giorni ho pensato che Madison non avesse nemmeno un cuore tanto è perfetto".
Ha venticinque anni, ha una ferocia agonistica unita a una freddezza d'esecuzione fantastica ed un'etica del lavoro e dell'impegno che mutua dalla sua gioventù di allevatore nel Nord Carolina dove è titolare di una fattoria che cura con grande passione e dovizia di attenzioni. E' stato IN ASSOLUTO il lanciatore più decisivo di tutta la stagione 2014 in tutta la Major League come milioni e milioni di occhi hanno potuto testimoniare. Solamente la stupidità e la cecità di gente mediocre gli impedirà di vedersi premiato con il Cy Young Award 2014 della National League, riconoscimento che troppo spesso si basa sul freddo computo di cifre e numeri quasi che a compilarli sul diamante fossero automi e invenzioni dal cuore di silicio e non esseri umani in carne ed ossa. Quindi come se il fattore umano non facesse parte del gioco del Baseball (una domanda a tal proposito: vi dice niente il nome del signor Ted Williams?).
Il futuro, se in salute, gli può solamente riservare ulteriore gloria. Per ancora un lustro le sue azioni dovrebbero essere decisamente in crescita.

Matt Cain
La stagione appena conclusa gli ha presentato un conto amaro e frutto di un'attesa forse un po' troppo prolungata. I fastidi alla caviglia e i micro-pezzetti ossei sparsi in qua e in là nel braccio destro lo stavano già infastidendo da un paio d'anni, compreso il 2012. Queste problematiche sono andate via via aggravandosi nel 2013 fino a diventare non più arginabili nel corso del 2014. I Giants sono stati molto abili nel fermarlo quando andava fermato così da dargli il Tempo di potere rieducare gli arti operati con tutta la calma possibile sì da ri-presentarsi a Scottsdale nel prossimo febbraio con le carte in regola per riprendere il posto in rotazione. Capiremo soltanto a fine inverno se potremo contare sul "Cain che conosciamo da anni". Ed è nostra viva speranza che sia proprio così.

Matt Hudson
Un po' meno di dodici milioni di dollari lo accompagneranno durante il 2015 al termine del suo accordo biennale con i Giants. Ha disputato una stagione al limite delle sue attuali condizioni: prima metà della stagione di eccellente spessore, seconda parte in calando e più facilmente colpibile. Rimane un arguto pittore di angoli della strike-zone, in questo davvero degno discepolo dell'arte di Greg-Madduxiana memoria. Ground-balls a ripetizione senza strafare sono la sua ricetta ma l'età lo rende giocoforza più prevedibile e di conseguenza ben difficilmente il Guru e accoliti investiranno su di lui oltre il 2015. Intanto ha vinto il suo primo anello delle World Series con Noi dopo averlo inseguito per tutta la carriera senza nemmeno mai lontanamente avvicinarsi alla serie finale.

Chi non farà ritorno: Vogelsong e Peavy

Ryan Vogelsong -agente libero-
Rispetto al disastro del 2013 ha certamente disputato un 2014 molto più positivo. Ma questo non basta per vedersi nuovamente rinnovato il contratto per un ulteriore anno.
Alcune gare le ha perdute per via di una difesa apparsa a tratti scialba ma non si può sempre additare l'assetto nelle basi e nel campo esterno quale giustificazione alle sue non vittorie. Vogelsong nel corso del 2014 non ha concesso grandi vantaggi agli avversari, è vero, ma generalmente uno o due peccati veniali li ha spiattellati in ogni gara, fatti non passati inosservati alle aggressive mazze altrui che lo hanno quasi sistematicamente punito o con valide pesantissime o con fuoricampi. E nella post-season il grigiore è continuato inesorabile. Vogelsong persevera nel dichiararsi pronto al rinnovo contrattuale per "terminare il lavoro ancora in sospeso" ma sa che ben difficilmente i Giants gli ri-concederanno la chance offertagli un anno fa.

Jacob Edwardino (Jake Peavy) -agente libero-
Ha una grande fetta di merito se abbiamo potuto vedere l'alba della post-season. Chiamato in un momento difficilissimo e a rimpiazzare un bastione come Matt Cain, questo folle quanto geniale chitarrista dell'Alabama è stato capace di risollevare le nostre sorti e di risollevare la sua stessa stagione in cui aveva vegetato malamente fino a quel momento a Fenway Park in mezzo a un gruppo sfilacciatosi clamorosamente in un solo trimestre nonostante il titolo vinto un anno fa. Jacob Edwardino aveva e ha ancora un debito di riconoscenza verso il Supremo per tutto il Tempo che con lui ha speso ai tempi dei Padres dove, per inciso, si aggiudicò anche un Cy Young Award. Jacob Edwardino da anni voleva ricongiungersi con Boch e appena giunto all'AT&T Park a fine luglio ha dichiarato: "per lui darei la vita". La vita e le energie le ha spese tutte fino a fine settembre. E a ottobre è stato un discreto strumento dell'ingranaggio mostrando però tutti i suoi limiti divenuti persino imbarazzanti nelle due apparizioni alle World Series. Raramente ho voluto così bene a un hurler come ho fatto con Jacob Edwardino. Ma nell'economia e nelle prospettive dei Giants non va ri-firmato.

Chi va ceduto immediatamente: Il Piccolino (Tim Lincecum)

Il Piccolino
Se ho voluto bene a Jacob Edwardino, cosa allora posso scrivere del Piccolino?
Ha avuto una stagione con saldo positivo tra vittorie e sconfitte dopo tre anni in cui ha inghiottito strani ma progressivi bocconi amari. E' riuscito in questo grazie anche ai preziosi consigli ricevuti in pre-campionato da Hudson che lo ha iniziato all'arte dell'ottenere più facili eliminazioni senza per forza ingaggiare in ogni match-up una sfida all'OK Corral. La "veloce" del Piccolino non è più quella dei Bei Tempi e il "cambio", per quanto sempre ottimo, non fa più così la differenza come una volta. In agosto il Piccolino ha incominciato ad avere un progressivo crollo quasi a segnalare l'inopportunità della sosta dovuta all'All Star Game. Sta di fatto che a settembre non si è quasi mai visto per poi fare un'apparizione furtiva, ma buona, alle World Series. Alla sfilata celebrativa lungo Market Street e sul palco davanti alla City Hall praticamente ha ignorato sia il Supremo che il Guru, sintomo che qualcosa si dev'essere incrinato irrimediabilmente. Lincecum ha ancora un anno di contratto valevole di diciassettemilioni e mezzo di dollari. In chiave futuribile sappiamo già che sarà il suo ultimo anno con Noi per cui, seppure a malincuore, suggerisco al Guru di scambiarlo subito sul mercato. Come contropartita segnalo o Cliff Lee o Cole Hamels. Il primo anno di budget aumenteremmo quindi di seimilioni e mezzo i costi (sia che arrivi Lee o Hamels) mentre dal 2016 al 2018 nel caso di Hamels avremmo un ricarico secco di 24 milioni di dollari a stagione. Sono conti che vanno fatti con grande calma e lucidità di pianificazione anche alla luce del fatto che bisognerebbe cercare, tramite la sfera di cristallo, di adivinare quali futuribili partenti ci potrà fornire il farm-system nel prossimo triennio.
Sia come sia Timothy LeRoy Lincecum va ceduto. Tenerlo come quinto partente o addirittura stabilmente nel bullpen non farebbe grande differenza.
And so the fairytale ends.

Chi deve continuare a fare ciò che fa: Yusmeiro Petit

Yusmeiro Petit
Non ho esitazioni nel definire Yusmeiro Petit quale il migliore rilievo lungo del 2014 in tutta la Major League. Non ha quasi mai fallito un rilievo a cui è stato chiamato, vedasi ad esempio la maratona di Washington dello scorso 4 ottobre in cui di fatto ha vinto una "seconda gara" risultata poi decisiva ai fini della nostra qualificazione. Da rilievo lungo sa dosare bene le forze, conosce gli avversari e garantisce serenità e calma ai compagni che lo seguiranno poco dopo andando a battere.
Ben altro discorso è invece uno Yusmeiro Petit partente, Nella stagione testé terminata ha disputato dodici gare in tale ruolo alternando belle cose ad altre negative. Soprattutto a settembre è apparso via via meno lucido rispetto ai mesi precedenti anche se fino alla fine ha sempre dato tutto ciò che aveva nel serbatoio. Per cui nel ruolo di rilievo lungo va sicuramente confermato: umile, taciturno, gran lavoratore e sobrio oltre misura per avere un sangue caliente come i tanti suoi connazionali. Ma per favore non prendetelo mai in considerazione come membro fisso della rotazione.

venerdì 14 novembre 2014

Addio skipper! (Necrologio di Alvin Dark)

Si è spento ieri, giovedì 13 novembre, all'età di novantadue anni Alvin Dark.
Fu giocatore storico dei New York Giants negli anni '50 dello scorso secolo e poi anche manager dei nostri amati San Francisco Giants.
Capitano di "quei Giants del 1951" e grande Interbase, fu figura di spicco nel baseball fino al suo ritiro alla fine degli anni '70.
Mi piace ricordarlo come manager dei nostri Giants sconfitti alle World Series del 1962. Uomo integro, di principi, a volte fin troppo ligio al dovere che il suo ruolo nel baseball gli imponeva; come quando a metà degli anni '60 si lamentò dell'eccessiva rilassatezza dei giocatori di sangue latino in forza ai Giants: ne nacque una mezza rivolta capeggiata dal focoso Cepeda prima che Mays chetasse gli animi. E solo anni dopo tra Dark e i giocatori coinvolti venne siglata la pace con reciproche ed incrociate scuse.
Infine nel 1974 fu il manager di Oakland che completò il trittico di trionfi alle World Series, naturalmente avendo diversi contrasti durante tutta la stagione con il folle padrone del club Charlie Finley.
Dark, così come successo a molti altri giocatori, sia nel gioco che nei numeri espressi dimostrò di avere le carte in regola per l'elezione nella Hall of Fame ma fino ad oggi la sua figura non è stata presa in considerazione.
Rimase famosa una sua frase pronunciata diversi anni fa: "I pensatori lenti sono anch'essi parte di questo gioco. E qualcuno di questi pensatori lenti può spedire la pallina molto lontano".
Un grande abbraccio Skipper. E riposa in pace lassù nei diamanti eterni...

Alvin Ralph Dark
7 gennaio 1922 - 13 novembre 2014

Carriera in MLB 
Da giocatore
1946-1949 Boston Braves
1950-1956 New York Giants
1956-1958 Saint Louis
1958-1959 Chicago Cubs
1960 Philadelphia
1960 Milwaukee
Gare disputate: 1828
Fuoricampi: 126
Corse battute a casa: 727
Media in battuta: .289
16 gare disputate con 1 fuoricampo e 4 corse battute a casa alle World Series (e media in battuta di .323).

Da Manager
1961-1964 San Francisco
1966-1967 Kansas City
1968-1971 Cleveland
1974-1975 Oakland
1977 San Diego

Nota personale: e se non ti capisco io, che sono un pensatore lento...

Per la via 6-4-3

Fatti, giocatori, curiosità per conoscere un pò del nostro passato.

Frank Linzy
A vent'anni firmò con la nostra organizzazione facendo la trafila del farm-system fino al 1963 quando dagli Springfield (Doppio A), in cui aveva disputato una buonissima stagione, venne chiamato a Candlestick Park per disputare otto gare di cui una da partente (in tutta la carriera ne inizierà solamente due).
L'anno seguente però i Giants lo mandarono a Tacoma (Pacific Coast League, Triplo A) e soltanto nel 1965 Linzy fece ristorno stabilmente nel bullpen di San Francisco dove rimase fino al maggio del 1970 quando venne ceduto a Saint Louis.

Linzy dal 1965 al 1969 non disputò mai meno di 51 rilievi risultando uno dei membri del bullpen dei nostri Giants più solidi ed affidabili assieme ai compagni Bill Henry, Joe Gibbon e Ron Herbel.
Dopo l'esperienza con i Cardinals giocò anche con i Milwaukee Brewers (in quel tempo nell'American League) e Philadelphia.

Qualche numero della sua carriera
Gare disputate: 516 (di cui 2 da partente)
Inning lanciati: 817.1
ERA: 2.85 (!!)
WHIP: 1.31
Vinte-perse: 62-57

Nato nel 1940.

La stagione (leggendaria) che è stata: Buster Posey


Magari non ha avuto numeri scintillanti come due anni fa in cui oltre a vincere le World Series venne anche giustamente nominato MVP della National League.
Magari non avrà disputato delle World Series 2014 in maniera straordinaria.
Ma fermarsi alla prima osteria e giudicare superficialmente il signor Buster Posey è quanto di più erratico si possa fare.
Perché se vogliamo applaudire gli exploit di Madison Bumgarner e se intendiamo riempirci la bocca del terzo titolo in cinque anni vinto dai Giants, allora dobbiamo sapere che Buster Posey ne é uno dei suoi principali e più ispirati architetti ed artefici.
Su ogni lancio, su ogni linguaggio del corpo del battitore che ha davanti, su ogni battito di ciglia di un qualsiasi avversario sulle basi Posey sa come reagire. Sa cosa chiamare con i segnali e conosce quasi sempre l'antidoto che serve. Una biblioteca di conoscenza piena di informazioni atte a fermare le velleità offensive altrui a seconda della casistica che si viene a proporre. A questo si aggiunge la sua produzione mazza in mano che molto frequentemente avviene nel momento topico della gara facendo di lui esattamente quel clutch hitter che tutti vorrebbero avere all'abbisogna. Con in aggiunta una disciplina al piatto straordinaria che testimonia la qualità di lettura dei lanci in arrivo.
Uno studente del gioco, un perfezionista, un atleta altamente professionale e dotato di un'etica e di una serietà encomiabili. Un panegirico questo mio pezzo su di lui? No no signori, quanto invece la semplice e splendente realtà.
Non a caso, assieme a quello di Pence di ieri, gli ho dedicato un pezzo senza accomunarlo con altri compagni.
Se la salute l'assisterà avrà lunga vita sia da giocatore che da coach con, in fondo al cammino, un sicuro ruolo da manager.
Un gioiello. Un Giant. Una meraviglia che è già leggenda.
Signore e signori: Buster Posey!

giovedì 13 novembre 2014

Il Telegrafo del Baseball - 13.11.2014

Corey Kluber
Venendo basate le votazioni su quanto fatto al termine della stagione regolare, e quindi escludendo la post-season, non c'era da aspettarsi il miracolo. Che infatti non si è verificato. Matt Williams, ex-stellare Terza Base dei Giants, è stato quindi votato quale il Manager dell'anno nella National League. Sul fronte del Cy Young segnalo, con grande soddisfazione, che il premio nell'American League è andato all'eccellente destro Corey Kluber dei Cleveland Indians. Questo ventottenne nativo di Birmingham (stato dell'Alabama) al suo quarto anno nella MLB ha concluso la stagione con un chiaro record di 18-9, a cui ha aggiunto un'ERA di 2.44 e un WHIP di 1.095. Kluber nel corso del 2010 venne ceduto dall'organizzazione dei Padres agli Indians con cui per quattro stagioni (2010-2013) ha fatto parecchio avanti e indietro con Columbus, ovvero la filiale dei Cleveland nell'International League (Triplo A).
Congratulazioni vivissime!

Incominciano a sembrare eccessive le richieste di Sandoval a Boston. In particolare i sei anni di contratto pretesi sono stati mal digeriti dal general manager Cherington, evento che sembra avvicinare ancora di più Panda al ritorno in uniforme Giants. Sinceramente non ho idea di quanto ancora andranno avanti queste trattative. Immagino che il Guru e accoliti necessitino quanto prima di una definitiva schiarita sì da non tenere ingessato il resto del proprio mercato. Intanto dalla Repubblica Dominicana giungono conferme dell'alto interesse che gli scout dei Giants stanno mostrando verso il cubano Yasmani Tomas. I nostri osservatori sono tra coloro che in assoluto hanno più seguito il fuciliere che, ricordo, di ruolo preferisce uno dei due angoli del campo esterno. Infine giunge sempre più conferma che Cole Hamels vuole andarsene dai Phillies. E chi ha orecchie facesse pure il favore di intedere...

L'autopsia e tutti gli accertamenti possibili fatti sul povero Oscar Taveras confermano che la sera della tragedia il promettente slugger dominicano stava guidando in stato di elevata ebbrezza trovandosi nel sangue una quantità di alcool ben cinque volte superiore a quella ammessa per prendere in mano il volante. I Cardinals tramite il loro guru Mozeliak hanno detto che questa disgrazia, una volta ricevuto il report medico ufficiale che confermi l'ubriachezza quale causa del tragico decesso, deve servire a educare ancora di più i giocatori per il loro comportamento dentro e fuori dal campo.

Come da pronostico della vigilia i Samsung Lions si sono aggiudicati la Korean Series vincendo per 4 gare a 2. Si tratta del quarto trionfo consecutivo del sodalizio di Daegu che in tutto ha conquistato otto corone del circuito della KBO. Lunedì, 10 novembre, in gara-5 i Samsung Lions hanno clamorosamente ribaltato l'inerzia della sfida vincendo per 2 a 1 grazie a un doppio dell'esterno sinistro Choi Hyung-woo nella parte bassa del nono attacco con già due eliminati. La valida di questo fuciliere, schierato quarto del line-up, ha permesso le due corse dei compagni corridori posizionati agli angoli del diamante. Questa sconfitta ha evidentemente presentato forti ripercussioni psicologiche sui Nexen Heroes che il giorno dopo, martedì 11, sono stati sbriciolati per 11 a 1 in gara-6, vittoria con cui i Lions hanno vinto il titolo. Nel terzo episodio a basi cariche un singolo di Chae Tae-in ha portato a casa le prime due corse pesantissime, dopodiché alla sesta ripresa un fuoricampo da tre corse di Yamaico Navarro (3/5 e 5RBI per lui) ha esteso lo score a 7 a 1 prima che ulteriori tre corse venissero incamerate nel settimo capitolo. Intanto i nostri Lotte Giants (della città di Busan) freschi di nuovo presidente, il cui arrivo si è reso necessario dopo diversi episodi di pessimo gusto avvenuti all'interno del club e tra i giocatori, hanno scelto il nuovo manager per la stagione 2015: si tratta di un proprio ex-giocatore Lee Jong-woon con il quale si spera nel prossimo torneo di riuscire a tornare alla post-season dopo due stagioni d'assenza. Go Lotte Giants!!!

Risultati del quindicesimo turno della Liga Nicaraguense, disputatosi ieri sera: Chinandega 2, Boer 3; Oriental 3, Rivas 5.
Risultati dell'Arizona Fall League del 12 novembre: Peoria 5, Mesa 6 (11 riprese); Surprise 8, Scottsdale 0; Glendale 5, Salt River 4. Per gli Scorpions di Scottsdale si tratta della nona sconfitta nelle ultime dieci gare: record attuale 11-20.

Per la via 6-4-3

Fatti, giocatori, curiosità per conoscere un pò del nostro passato.

Don McMahon
Uno dei più famosi ed efficienti rilievi nella storia della Major League fino a fine anni '70.
Brooklyniano sponda irlandese, fu un competitore ed un combattente indefesso peraltro giungendo in MLB quando già aveva compiuto ventisette anni ed aveva alle spalle un bel po' di esperienza fattosi nelle leghe minori tra cui la Southern Association (Doppio A) e l'American Association (Triplo A) sempre in sodalizi facenti parte dell'organizzazione dei Braves con cui aveva firmato nel 1950.
Sette anni dopo fu il momento del grande salto e per Milwaukee in trentadue gare disputate totalizzò un'ERA di 1.54, terza sua migliore prestazione di tutta la carriera. In quella stagione i Braves misero a segno il miracolo di portare a "Bushville" il titolo vincendo le World Series del 1957. McMahon con i Braves disputò anche le World Series del 1958 rimanendo a Milwaukee fino al maggio del 1962 quando venne ceduto ai giovani Houston e prima di imbarcarsi, nei seguenti sette anni, in un "tour" di trade che lo vide approdare anche a Cleveland, Boston, Chicago White Sox e Detroit facendo infine ritorno nella National League l'8 agosto 1969 quando fu ceduto ai nostri San Francisco Giants.

A Candlestick Park il nostro McMahon lanciò per sei stagioni consecutive, dal 1969 al 1974, disputando in tutto 210 gare di stagione regolare con la ciliegina sulla torta nel 1973 dove in 22 rilievi terminò con un'ERA di 1.48(!!!). A quarantatre anni McMahon continuava a confermare quale grande livello di combattività e di profonda conoscenza della sua arte possedesse. Il 1974 su la sua ultima stagione agonistica in seguito alla quale appese il guantone al chiodo avendo già contribuito nelle ultime tre stagioni anche come coach e come pitching coach (1972-1974), ruolo quest'ultimo che svolse con i nostri adorati anche nel 1975. E che tornò a ricoprire in uniforme Giant dal 1980 al 1982.
Un infarto lo stroncò nel 1987 a soli 57 anni.

Ricordato con grande rispetto in tutti gli ambienti del baseball statunitense, McMahon rimase famoso anche per la qualità e la varietà dei suoi lanci. Un degno Giant, sebbene sia giunto nella nostra clubhouse quando aveva già trentanove primavere e due anelli di World Series vinti (il secondo lo guadagnò nel 1968 con Detroit).
Durante l'inverno del 1957-58 trascorse anche diversi mesi tra i San Juan nella lega portoricana e con le mie adorate Estrellas Orientales in quella dominicana.

Qualche numero della sua carriera
Gare disputate: 874 (di cui 2 da partente)
Inning lanciati: 1310.2
ERA: 2.96!!!!!!
WHIP: 1.24!!!!!!
Vinte-perse: 90-68

Nato nel 1930, deceduto nel 1987.

La stagione (leggendaria) che è stata: Hunter Pence

Esistono giocatori che antepongono il loro interesse a qualsiasi altro fattore (ad esempio "Mr. 762"). E ci sono invece quelli che al primo posto mettono il bene della squadra in cui militano; nonostante possiedano qualità e doti tali da reclamare un posto al sole di ben altra caratura.

L'acquisizione di Hunter Pence a fine luglio 2012 ci ha portato in casa un giocatore eccezionale non solo dal punto di vista della duttilità tattica ed agonistica quanto anche dal lato umano e caratteriale.
Suoi sono oramai i leggendari talk fatti durante i momenti bui dei play-off del 2012 dove con immutato spirito battagliero esortò i compagni a non darsi mai per vinti.
Suoi sono i discorsi di peso all'interno della clubhouse in quel ruolo che oramai gli viene riconosciuto tacitamente a trecentosessata gradi: il portavoce del gruppo.
Mai sopra le righe, sempre sobrio e costruttivo. Sempre a disposizione. Ma a un patto: che il Supremo non si sogni nemmeno alla lontanissima di metterlo in panchina anche solo per una gara.
Da due stagioni consecutive Hunter Pence non manca a una singola partita dei Giants: sempre presente. Sempre "reliable" nel Campo Destro. Sempre una minaccia in battuta, lui battitore astuto ed acuto che poco concede allo spettacolo per via della sua totale adesione al pragmatismo che ha poi finito per portarci in saccoccia due World Series da quando è giunto tra noi.
A fine stagione scorsa la dirigenza gli ha rinnovato il contratto per cinque stagioni su cui spalmare novanta milioni di dollari. Un gran bel mucchio di denari. Non spesi a caso, no Signori. Orientati verso un atleta vero, verso un combattente indistruttibile, verso una pietra angolare insostituibile del nostro modo di essere Giants.
Per cui quando lo vedete sfrecciare sul suo scooter per le vie di Frisco dopo le gare, non dimenticate mai di salutarlo né di ringraziarlo.
Avrete così reso un omaggio e un tributo a un'icona immortale targata Giants.
D'altronde chi se non lui poteva coniare lo slogan "Yes, Yes, Yes"?

mercoledì 12 novembre 2014

Per la via 6-4-3

Billy Loes
Brooklyniano di Long Island.
Entrò nella storia quale membro della rotazione dei Brooklyn Dodgers che FINALMENTE vinsero le World Series nel 1955 prima di venire ceduto a maggio dell'anno seguente a Baltimora.
Sia nelle stagioni regolari che nelle post-season Loes fu una presenza sì costante quanto di modesto impatto se si vogliono escludere il 1954 e il 1955 in cui raggiunse il picco della propria produzione dalla montagnola.
Era un giocatore schivo, riservato, molto appassionato ma anche con dei limiti tecnici.

Ai San Francisco Giants giunse nel 1960 venendo inserito direttamente nel bullpen mentre l'anno seguente entrò in rotazione in cui disputò diciotto gare da partente. A fine stagione venne ceduto dai Giants ai New York Metropolitans che però a marzo dell'anno seguente lo ritornarono al mittente che si sbrigò nel lasciarlo libero immediatamente. La carriera di Loes terminò quindi quel 2 marzo 1962 quando era ancora in atto la stagione pre-campionato della MLB di quell'anno.

In questi ultimi anni abbiamo saputo che Loes viveva in condizioni economiche difficilissime in Arizona e ci fu, da parte di alcuni suoi ex-compagni dei Brooklyn Dodgers, il tentativo di rintracciarlo al fine di garantirgli una vecchiaia dignitosa.

Qualche numero della sua carriera
Gare disputate: 316
Gare complete: 42
Inning lanciati: 1190.1
ERA: 3.89
Vinte-perse: 80-63

Nato nel 1929.

Fatti, giocatori, curiosità per conoscere un pò del nostro passato.

La stagione (leggendaria) che è stata: et voilà tre rilievi straordinari

Straordinario e leggendario fuoriclasse...

Non è mistero per nessuno che Rags ed il Supremo, con il complice avallo del Guru, basino gran parte del proprio credo sul pitching e sulla difesa. Nella categoria del lancio una particolare attenzione viene sempre data al bullpen che da alcune stagioni ci permette di contare su dei fenomeni quali Affeldt, Casilla e Lopez. Ai quali il grazie di chi ama i Giants non potrà mai finire di venire espresso.

Jeremy Affeldt
Doveva riscattare un 2013 amaro che ce lo ha presentato in grave défaillance. Problemi fisici che lo hanno portato a lanciare male e, di conseguenza, a diventare prevedibile e colpibile. Strano per uno della sua pasta che sia nel 2010 che nel 2012 aveva spiattellato prestazioni sublimi. Un LOOGY (left one out guy) per di più mancino che valeva tanti dollari per quanto pesava. A Scottsdale in pre-campionato si è ri-presentato in forma non separandosi più dai tutori che indossa prima di ogni gara alle ginocchia. Ha saltato l'inizio della stagione per alcuni acciacchi minori dopodiché ha innestato la marcia giusta che lo ha riportato agli onori che merita. L'ERA e il WHIP della stagione regolare sono la più chiara testimonianza di questo ritorno alle origini culminato in una post-season da sogno che ci ha regalato la sua assoluta solidità in gara-7 delle World Series con lo straordinario rilievo immacolato di 2.1 riprese fino all'entrata in azione di Bumgarner. Buon riposo e ci ri-vediamo a Scottsdale tra qualche mese.

Santiago Casilla
L'adorazione che provo per questo destro dominicano è seconda solamente a quella che rivolgo verso il mio giocatore preferito in assoluto, Javy Lopez.
Santiago anche in questo 2014 ha percorso la strada sicura di chi ha nervi d'acciaio e sa come tenere a bada anche il più pericoloso degli avversari. In più a sorpresa si è sentito consegnare anche il ruolo di closer, o come scrivono a casa sua "cerrador", alla luce del progressivo slump di Romo. Incarico che ha svolto con immutata qualità nei lanci venendo ben raramente colpito dalle invenzioni nemiche. Forse in gara-7 delle World Series qualcuno lo avrebbe voluto vedere in campo nell'ultima frazione ma d'altronde la prestazione stellare di Bumgarner imponeva lo statu quo. Casilla, così come Affeldt e Lopez, vale tanti dollari per quanto pesa. Quando vedo lui e Javy nel bullpen provo sempre un'estrema soddisfazione nel saperli pericolosissime armi nel nostro arsenale e non in quello nemico. Adesso Santiago, assieme al più giovane fratello José (che è ancora un "sorcerer's apprentice"), se la godrà nella sua isola natia. Buone vacanze e per il prossimo ritorno a Scottsdale ricordati di chiedere per tempo il visto d'entrata sì da non ripetere la figuraccia di febbraio scorso! Ah ah ah...

Javier Lopez
Confesso che da anni è il mio giocatore preferito. E che quando leggo le sue statistiche sto sempre male. Soprattutto le pur poche volte in cui subisce anche solo una valida o cede un walk. In questo 2014 i suoi numeri sono stati peggiori rispetto all'ERA e al WHIP della scorsa stagione che furono a dir poco straordinari. Ma a trentasette primavere chiudere la stagione regolare con 3.11 e 1.33 credo non sia nemmeno tanto grave. Se Affeldt come LOOGY mi piace molto, immaginatevi cosa io provi per Javy che con il suo movimento side-arm mancino rappresenta un fattore di continuo fastidio per le minacciose mazze avversarie. Quando venne prelevato nel luglio del 2010 da Pittsburgh molti pensarono ad un movimento di mercato routinario del Guru, senza invece capire che quello specialista portoricano era in realtà un valore aggiunto importantissimo alla filosofia del bullpen che Rags e il Supremo stavano sagomando. Tanto che di lì a qualche mese fu protagonista nelle World Series ripetendosi con ancora migliore qualità due anni dopo. Quando ogni giorno leggo il tabellino (o box score) della gara dei Giants il primo nome che cerco è quello di Javier Lopez. Il suo numero di uniforme, il quarantanove, mi piace relativamente ma so che non vorrò mai vederlo sulle spalle di nessun altro Gigante. Hasta pronto hijo mio querido. Continuamos juntos hacia un futuro lleno de felicidad!