martedì 8 luglio 2014

Giants Talk


Terminati la Bay Series e il trittico interno di fine settimana con Arizona sarà tempo di break per l'inutile All Star Game.
Saranno quattro giorni per capire e per analizzare a fondo per Sabean, per Evans e per il Supremo.
Credo infatti che i Giants siano arrivati sull'orlo del precipizio e che debbano velocemente capire come allontanarsene visto che l'alternativa sarebbe gettare alle ortiche un'altra stagione.

Dopo il favoloso 42-21 abbiamo incassato un 7-19 pesantissimo, peggiore record in tutta la MLB nelle ultime ventisei gare.
E il quadro che se ne ricava è al contempo di stupore ingiustificato e di mesta rassegnazione all'interno della clubhouse.
Se fino al 42-21 girava tutto a pieni cilindri, se i lanciatori sapevano lanciare e gli altri sapevano battere e difendere, non è che adesso d'improvviso tutto il nostro roster è diventato un'accozzaglia di brocchi incapaci.
Alcuni infortuni certamente hanno finito per pesare, alcuni cali di forma idem. Sta quindi al management sapere andare immediatamente e velocemente (due brutti avverbi, eh?) a correggere le manchevolezze e a chiudere bene le falle al fine di potere continuare a lottare per la supremazia nella nostra division.

Dall'intervista telefonica fatta ieri da Tim Kawakami del Mercury News (di San José) a Brian Sabean si può leggere di un general manager profondamente scosso da questo trend preoccupante e negativo, un general manager al contempo che appare con armi spuntate per affrontare il quasi-naufragio. Un Sabean che non sa quali scialuppe scegliere, un Sabean che avvisa tutti i marinai dell'imminente sciagura e che attende ancora. Che vuole saperne di più su quali giocatori saranno "veramente" sul mercato entro fine mese prima di farsi avanti con le eventuali richieste.
Conosciamo stra-bene la filosofia iper-conservatrice e romantica di Sabean, molto ben sposata dal Supremo. Forme di affezione e di credo cieco che purtroppo, dati alla mano, vengono riposti su giocatori che ci dicono essere in grande difficoltà. Giocatori che hanno avuto certamente un certo impatto nella storia dei Giants, ma ball players che con freddezza e con decisioni asettiche vanno valutati per cosa stanno facendo OGGI e non per cosa di leggendario hanno compiuto IERI.
Attendere a luglio va bene sì, ma fino a un certo punto. Il management e i coach sanno bene dove le ferite stanno sanguinando. Ne conoscono i motivi e a portata di mano hanno i rimedi. Per il momento ci si lamenta dell'assenza di Pagan e ci si crogiola nella speranza di riavere lo Scutaro versione-2012. Come se non avessimo già saputo lo scorso inverno che entrambi sono oramai proiettati verso un inesorabile declino, Scutaro più di Pagan, causa anche continui acciacchi. Sappiamo dell'oramai Rotazione ballerina, sappiamo di un Bullpen stanco e con un paio di protagonisti in difficoltà. E sappiamo che ci serve un Seconda Base. E che ci serve un Esterno.
Non a caso io, bancario, martedì scorso ho emesso la mia personale lista della spesa in questa rubrica. Non a caso vi aggiungo, più come chiacchiere da bar che altro, il nome di Troy Tulowitzki.

Il compito primario di uno staff a livello di management è quello di capire e di risolvere i problemi. Capisco un certo romanticismo nell'affezionarsi ai giocatori che di certo non sono mattoncini dei Lego come ad esempio vengono trattati ad Oakland dall'odioso Beane (o a Baltimora).
Ma l'esperienza decennale, i dati lampanti alla mano e le possibili ambizioni di un club dovrebbero portare certi generi di consigli in seno ai Giants. E in questo, piaccia o meno, gente pur odiosissima come il sopra citato Beane ci sta facendo vedere come essere sempre attenti e pronti per non perdere mai il treno.

Al pezzo di Kawakami aggiungo quello di Andrew Baggarly, scritto di getto ieri sera alle 23.30. Un bell'atto di accusa verso i nostri amati, nemmeno tanto velato, dal titolo "Glaring differences".
E che poggia tutto su una frase: "The Giants are swimming beyond their depth"...

Giants Talk, n. 22
Martedì, 8 luglio 2014

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