mercoledì 10 dicembre 2014

Giants Talk

Il signor Lester e la "mentalità del Business"...


Abbiamo appreso ieri in tardissima serata che il signor Lester, o qualcuno che lo rappresenta, ha telefonato ai nostri dirigenti informandoli che non avrebbe firmato con noi.
Qualche ora dopo è stato ufficializzato il suo accordo con i Cubs.

Firmare Lester, obbiettivo primario dichiarato dei Giants in questo mercato, avrebbe portato tre generi di vantaggi al nostro club e al giocatore:
1) non sarebbe costata alcuna prima scelta nel prossimo draft universitario (giugno 2015);
2) ci avrebbe portato in rotazione un mulo sgobbatore che in sette delle ultime otto stagioni ha lanciato per oltre duecento riprese;
3) avrebbe permesso al giocatore di attuare in un ballpark notoriamente amico dei lanciatori visti lo spazio e le dimensioni.
A questi tre indubbi vantaggi si andava ad aggiungere un'offerta economica uguale a quella dei Cubs mentre ciò che i Giants proponevano in esclusiva era l'ambiente unico della nostra clubhouse rappresentato da quel senso di appartenenza e fedeltà che in pratica è stato il collante e la mistica con cui il Guru e tutto il club hanno costruito la leggenda scritta in questo ultimo lustro. A Lester in pratica è stato ricordato e proposto il detto: you don't just play, you belong.
Ora il signor Lester, che innanzitutto (e solamente) pensa ai dollaroni, ha ritenuto che alla fin fine un po' della sua anima e del suo cuore non fossero spendibili per San Francisco.
Sono loro stessi, oltre oceano, a ricordarcelo ad ogni pié sospinto: "dopo tutto anche il Baseball è un Business". E il signor Lester non ha fatto altro che unire il minimo sforzo al massimo utile.

San Francisco come la città più liberale e aperta degli Stati Uniti.
San Francisco come la mecca della tolleranza e del rispetto della diversità.
San Francisco come la patria di chi pensa a modo proprio e di chi non si allinea.
Ma San Francisco anche capace di utilizzare una metrica conservatrice ad hoc nel "suo" Baseball; una policy in controtendenza con il "sistema Business" dilagante in tutti gli Stati Uniti. Una fidelizzazione che a tratti ha anche fatto discutere e storcere il naso ma che a conti fatti è risultata la medicina e la giusta mentalità per questa disciplina sportiva a Frisco.
Questo è stato offerto al signor Lester e su questo il medesimo mancino, gemma del mercato, ha semplicemente opposto la propria idea che, basata sul Dio Business, non prevede un coinvolgimento affettivo né uno schieramento per una causa o verso una particolare clubhouse. Nessuno spazio quindi per il "sentimento". Perché il fare Business semplicemente non annovera questo termine nel proprio vocabolario. Il vocabolario "lesteriano", nella fattispecie.

Qui si chiude la saga-Lester che, come affermato da alcuni tra i più quotati analisti del Baseball a stelle e strisce, ha avuto un così forte impatto sul mercato degli agenti liberi da fare venire in mente per portata quella di CC Sabathia di recente memoria. Il signor Lester si accasa dall'amico Theo Epstein al Wrigley Field e i giochi continuano.
Anche se per i Giants il fare Business ad ogni costo non è il proprio cavallo di battaglia sebbene a pochi chilometri, pur rimanendo nella Baia, c'è chi ha già venduto gente del calibro di Donaldson, Moss e Samardzija.
In nome ovviamente dei dollaroni.
Che però non comprano l'anima.

Giants Talk, n. 37
Mercoledì, 10 dicembre 2014

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