La scelta di casacca più attesa era quella che riguardava
Michael Morse che alla fine ha optato per il numero 38 fino ad oggi presente
sulle spalle di Heath Hembree. Quest’ultimo ha scelto di utilizzare il numero
37. Ricordo che il trentotto era il numero legato a Brian Wilson,
oramai accasatosi presso altri pascoli. Sempre nel roster a quaranta segnalo che Gary
Brown ha avuto il numero 56, appartenente fino a settembre scorso
all’indimenticato Andres Torres. In pratica questo numero è rimasto di
competenza del ruolo di Esterno. Eric Cordier (75), David Huff (78) e Kendry
Flores (84) hanno ricevuto numerazioni altissime con il primo, possessore di un cognome di chiarissima
origine francese, che per i primi quattro giorni del raduno ha visto scritto il
suo nome sulle spalle come “COREIER”. Poi finalmente è arrivata la casacca
nuova col cognome esatto. Nel gruppo degli invitati Kyle Crick ha ottenuto il numero
47 (che aveva Surkamp), Jason Berken il 50 (ex-Mijares), Juan Carlos Gutierrez
il 57 (l’ex-proprietario è il mai troppo compianto Gaudin) mentre il bassissimo
numero 6 è passato a Joe Panik dopo essere stato del grande Brett Pill. Il
numero sei da anni è il mio preferito e mi fa molto piacere che sia stato dato a
Joe Panik, giovine newyorkese classe 1990, che a mio parere tra un paio di
stagioni potrebbe diventare titolare a difesa del sacchetto di Seconda Base
avendo un potenziale e una classe, sia in difesa che in attacco, enormi. Un Panik che ammiro e stimo ogni giorno di più. Il
numero 6 rimane quindi sotto la lettera iniziale “P”: da Pill a Panik.
Curioso infine il caso di Tyler Colvin che ha avuto in assegnazione
il numero 91. Colvin è rimasto molto contento del numero altissimo
sottolineando che tali cifre gli ricordano la profondità dove è precipitata la
sua carriera di giocatore e da dove intende prontamente rialzarsi. Naturalmente
sperando di assurgere ai livelli notevoli già attinti fino al 2012. L’ennesimo
caso, questo di Colvin, dove l’impatto psicologico del numero di casacca serve
ad un ulteriore sprone agonistico.
Il coaching staff, con il Supremo Boch in testa, ha chiarito
l’ordine di utilizzo del lead-off nel line-up. Naturalmente il prescelto è
Angel Pagan che si spera possa davvero disputare una stagione con un numero di
gare oltre le centotrenta; il suo sostituto naturale nell’ordine di battuta
sarà Gregor Blanco da cui si evince che al turno di riposo dato a Pagan
corrisponderà la titolarità del Nostro White Shark venezuelano nel campo
esterno centrale; infine il terzo lead-off sarà Joaquin Arias, davvero un
interno di infinita utilità del quale diventa sempre più improbo non ricorrere
ai suoi servigi.
Uno dei cubani attualmente ancora in cerca di squadra, e
accreditato dagli scout di grandissime cose per il futuro, è l’interbase
Aledmys Diaz. Costui viene considerato molto più talentuoso del suo
connazionale Erisbel Arruebarruena appena firmato dai Dodgers. Una teoria
sostenuta dal sempe acuto Grant Brisbee, che gestisce lo stupefacente sito
McCovey’s Chronicles, ci informa che nello staff dei Giants esiste un non ben
identificato scout che da anni propone nomi di agenti liberi stranieri sapendo
già che l’organizzazione non li firmerà. Questo signor “nessuno” farebbe tale
lavoro di scout per necessità e per rimanere credibile continua a proporre
nomi. Senza speranza però perché la policy del Nostro club non è quella di
firmare nomi roboanti per allettare la piazza. Ma sul nome di Aledmys Diaz c’è
convergenza: ha qualità immense. E anche media di altre località, distanti da
Frisco, sostengono che i Giants siano interessati fortemente a lui. Ma Brisbee
non smette di scrivere e reiterare: “The Giants will not sign Aledmys Diaz”.
Sono andato a scorrermi, per curiosità, la lunghissima lista
del personale dei Giants sotto la dicitura “Front Office”. Impiegati dell’amministrazione,
del marketing, della comunicazione, delle operazioni di baseball, delle risorse
tecnologiche e di quelle umane, ecc. Una marea di gente è pertanto a libro paga guadagnandosi da
vivere sotto l’etichetta del datore di lavoro che risponde ai "San Francisco Giants". Ci sono nomi conosciuti così come invece
tantissimi “signori e signore Nessuno” e tra essi v’è un buon numero di
originari italiani con cognomi che non lasciano dubbi: Paul Turco, Mike Scardino,
Nancy Donati, Paul Giuliacci, Carolyn Della Maggiore, Mario Alioto, Donna Dal
Bazzo, Miker Paolercio, sono alcuni tra i nomi in vista; mi piace anche ricordare David Loewenstein, che è uno degli assistenti di Miguel “Mike” Murphy nel
gestire la nostra clubhouse, e più di tutti mi piace la figura di Yeshayah Goldfarb che è alla sua
tredicesima stagione lavorativa con i San Francisco Giants. Goldfarb, il cui
nome e cognome non lasciano dubbio alcuno sulle sue meravigliose origini,
ricopre diversi ruoli dal giorno per giorno nel farm system, allo scouting dei
giocatori, alla compilazione dei roster, ai contatti con un esercito di persone
dentro e fuori il club. Analisi statistiche su giocatori delle Leghe Minori,
studi su possibili giocatori da acquistare, nuove tecnologie da acquisire nello
studio del baseball completano la poliedricità e multifunzionalità di questa
importantissima pedina dell’organigramma societario. Non posso che ringraziare e
salutare quindi tutte le persone che spendono la propria professionalità per il bene
dei Nostri Adorati. Buona stagione 2014 anche a tutti voi.
Ci fosse il premio per la “favola del raduno primaverile”
quest’anno andrebbe di certo a Mark Minicozzi. Sappiamo che una serie di
infortuni nel momento più promettente della sua carriera gli ha tagliato le
gambe e massacrato i sogni di gloria. E sappiamo anche che dopo tre tristi
stagioni trascorse nelle Leghe Indipendenti è riuscito, salutando dalla tribuna
di Richmond alcuni suoi ex-coach, a ottenere un provino con il Nostro club che
da due anni lo ha “reintegrato” nel proprio farm system. A trentuno anni
Minicozzi sa che una certa traiettoria di carriera non la potrà più vivere ma
la sua presenza a Scottsdale lo porta a vivere il sogno non ponendosi limiti e
soprattutto ragionando agonisticamente con un promettentissimo “perché no?”.
Negli anni bui Minicozzi ha anche militato nella Liga Nicaraguense, peraltro
circuito di ottima qualità agonistica, pur di rimanere attaccato al sogno in
considerazione del suo infinito amore per il Baseball. “Mi sembra di vivere un
sogno qui a Scottsdale” ha dichiarato Minicozzi che poi ha aggiunto “ogni
mattina alle sei e quarantacinque entro qui nello spogliatoio e mi cambio per l’allenamento.
Ho sempre un gigantesco sorriso sul mio volto e non riesco a smettere di essere
felice. Vi sembra strano vero? Ho speso anni in luoghi e squadre dove non c’era mica da sorridere…”.
Risultati della Cactus League
26 febbraio: Oakland 10, San Francisco 5
28 febbraio: Milwaukee 3, San Francisco 4
28 febbraio: San Francisco 6, Oakland 7 (a Phoenix)
1 marzo: San Francisco - Chicago Cubs (a Mesa) annullata causa pioggia
2 marzo: Arizona 3, San Francisco 5
3 marzo: San Francisco "B" 5, Chicago Cubs "B" 5 (a Mesa)
3 marzo: San Diego 7, San Francisco 2
3 marzo: San Diego 7, San Francisco 2
Giants Talk
n. 2
martedì, 4 marzo 2014
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