martedì 11 novembre 2014

La stagione (leggendaria) che è stata: Crawford, Sandoval e Belt

#35!
Brandon Crawford
Non è un giocatore che riscuote il consenso generale. Titolare in un ruolo delicatissimo e di grandissima responsabilità, ha tanti sostenitori quanti detrattori. Per il mio modo di gustare questo sport Crawford è un giocatore molto importante e che mi piace sapere titolare in uniforme Giant. Non un fuoriclasse in battuta, non un fuoriclasse in difesa. Ma abile quanto basta al piatto ed altrettanto abile negli spostamenti laterali in difesa e nella lettura delle azioni. Solido, sobrio, taciturno, lavoratore applicato e studioso dell'evoluzione del gioco. Ogni tanto eccolo imbarcarsi in passaggi a vuoto al piatto per poi propinarti fuoricampi pesantissimi che ti tirano fuori le castagne dal fuoco e ti danno quel genere di boccata d'ossigeno indispensabile per rifiatare adeguatamente. E' stato il migliore produttore nelle recenti World Series: un fuoricampo e ben nove corse battute a casa. Nessuno come lui. Io mi schiero senza dubbio con coloro che lo reputano un giocatore basilare nell'assetto tattico dei Nostri Adorati. Quelli come Tulowitzki piacciono a tutti, ovviamente. Ma io mi tengo ben stretto questo 27enne barbudo californiano. E per favore la gente la smetta di identificare l'uniforme numero trentacinque solamente con quella indossata da Rich Aurilia.

Pablo Sandoval
Da mesi sappiamo che il rinnovo contrattuale, da ieri è agente libero, non lo avrebbe avuto se non eventualmente nell'off-season. Ha talento da vendere e in questo 2014 la notevole dieta dimagrante, a cui si è sottoposto nello scorso inverno in patria, lo ha favorito decisamente anche come difensore dell'Esquina Caliente, ruolo che prediligo in assoluto. Il timore del management nel concedergli dollaroni a go-go da spalmare su cinque anni di contratto riguarda esclusivamente la tenuta fisica di Panda che nell'ultimo lustro lo ha parecchio zavorrato. Al termine delle recenti World Series il giocatore ha dichiarato che ovunque andrà lo farà seguendo le ragioni del cuore. Che a conti fatti noi leggiamo come: resterò in nero e arancio. Se tornerà avremo ri-acquisito un fortissimo giocatore; se non tornerà lo ricorderemo con grande piacere ed orgoglio. Personalmente non mi ha mai emozionato più di tanto. Ma la mia opinione, per fortuna, non conta una cicca.

Brandon Belt
L'altro Brandon (ad un certo punto con la presenza di Hicks ne abbiamo avuti tre in questa stagione) ha vissuto un 2014 da mezzo incubo. Prima la frattura del pollice l'ha tenuto fuori gioco due mesi, poi dopo pochi giorni dal rientro è stato colpito al capo, del tutto accidentalmente durante il riscaldamento pre-gara, da una pallina vagante. Sul momento la cosa è stata considerata di lieve entità ma nel giro di una settimana vomito e capogiri hanno urgentemente consigliato allo staff medico un'analisi più profonda presso un noto neurologo di Pittsburgh. Risultato: stop assoluto per tutto il mese di agosto e rivedibile prima di autorizzarne il ri-utilizzo agonistico. Rientrato in sordina a settembre è andato via via ri-acquisendo la titolarità in Prima Base anche se buona parte della sua potenza, unita alla lettura dei lanci, non c'era più. Dodici fuoricampi in sessantuno gare ci dicono di uno slugger che, se non infortunato, può recitare dal 2015 in poi un ruolo di grande contributo ed utilità nel mosaico offensivo dei Giants.

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