sabato 15 novembre 2014

La stagione (leggendaria) che è stata: la rotazione e affini

Con questo pezzo si conclude l'analisi dei quarantasette giocatori che hanno difeso l'uniforme dei Giants in questo 2014.
Ho appositamente tenuto per ultimo l'argomento odierno, ovvero la rotazione, perché la ritengo l'assoluto punto di partenza nonché le fondamenta su cui iniziare a costruire sempre una stagione agonistica.
Per i Giants quest'idea vale all'ennesima potenza perché la sua filosofia dominante, per fortuna, è pitching & defence e i tre trionfi ottenuti in questo lustro ne sono la prova più meravigliosamente meravigliosa.

Prima di scrivere dei sette lanciatori oggetto del presente post ritengo doveroso anticipare che l'orientamento delle parole che vado a scrivere parte dal presupposto che per la stagione 2015 ai Giants servano DUE NUOVI PARTENTI per cui ritengo che al momento, in chiave di prospettiva, siano soltanto tre i lanciatori che vadano inseriti nella nuova rotazione. E leggerete il perché del mio pensiero.

Sono sette i lanciatori che nel corso del 2014 hanno ricoperto il ruolo di partenti.
Tra questi, a mio modo di vedere, tre torneranno in rotazione anche nel 2015 laddove i due posti residui vanno rimpinguati con nuova linfa.
Alcuni giorni fa, esattamente nel mio editoriale "Giants Talk" del 4 novembre, ho scritto di come il solido destro ora agente libero James Shields possa essere una delle pedine necessarie per la nostra rotazione del prossimo anno. Per il secondo posto vacante i nomi che scrivo sono solo due: Cliff Lee o Cole Hamels. Il primo lo preferisco al secondo anche se ha già trentasei anni. Lee ha vissuto un 2014 pieno di acciacchi inusuali per lui: se recupererà e tornerà in piena forma allora sarà un'arma formidabile: costo del suo ultimo anno in casacca Phillies (ovvero il 2015), 24 milioni di dollari. In caso Lee non fosse fisicamente a posto mi rivolgerei a Cole Hamels: anche lui come Lee è mancino, anche lui come Lee guadagna ogni stagione 24 milioni di dollari. Ma nel caso di Hamels il contratto con i Phillies scadrà al termine del 2018.

I tre sicuri cavalli di ritorno: Bumgarner, Cain e Hudson

Madison Bumgarner
Vabbè qui si fa presto a scrivere di questo giocatore.
Abbiamo tutti quanti sotto gli occhi cosa ha fatto sia in stagione regolare che durante la post-season tanto che Matt Cain al termine delle World Series ha affermato "per diversi giorni ho pensato che Madison non avesse nemmeno un cuore tanto è perfetto".
Ha venticinque anni, ha una ferocia agonistica unita a una freddezza d'esecuzione fantastica ed un'etica del lavoro e dell'impegno che mutua dalla sua gioventù di allevatore nel Nord Carolina dove è titolare di una fattoria che cura con grande passione e dovizia di attenzioni. E' stato IN ASSOLUTO il lanciatore più decisivo di tutta la stagione 2014 in tutta la Major League come milioni e milioni di occhi hanno potuto testimoniare. Solamente la stupidità e la cecità di gente mediocre gli impedirà di vedersi premiato con il Cy Young Award 2014 della National League, riconoscimento che troppo spesso si basa sul freddo computo di cifre e numeri quasi che a compilarli sul diamante fossero automi e invenzioni dal cuore di silicio e non esseri umani in carne ed ossa. Quindi come se il fattore umano non facesse parte del gioco del Baseball (una domanda a tal proposito: vi dice niente il nome del signor Ted Williams?).
Il futuro, se in salute, gli può solamente riservare ulteriore gloria. Per ancora un lustro le sue azioni dovrebbero essere decisamente in crescita.

Matt Cain
La stagione appena conclusa gli ha presentato un conto amaro e frutto di un'attesa forse un po' troppo prolungata. I fastidi alla caviglia e i micro-pezzetti ossei sparsi in qua e in là nel braccio destro lo stavano già infastidendo da un paio d'anni, compreso il 2012. Queste problematiche sono andate via via aggravandosi nel 2013 fino a diventare non più arginabili nel corso del 2014. I Giants sono stati molto abili nel fermarlo quando andava fermato così da dargli il Tempo di potere rieducare gli arti operati con tutta la calma possibile sì da ri-presentarsi a Scottsdale nel prossimo febbraio con le carte in regola per riprendere il posto in rotazione. Capiremo soltanto a fine inverno se potremo contare sul "Cain che conosciamo da anni". Ed è nostra viva speranza che sia proprio così.

Matt Hudson
Un po' meno di dodici milioni di dollari lo accompagneranno durante il 2015 al termine del suo accordo biennale con i Giants. Ha disputato una stagione al limite delle sue attuali condizioni: prima metà della stagione di eccellente spessore, seconda parte in calando e più facilmente colpibile. Rimane un arguto pittore di angoli della strike-zone, in questo davvero degno discepolo dell'arte di Greg-Madduxiana memoria. Ground-balls a ripetizione senza strafare sono la sua ricetta ma l'età lo rende giocoforza più prevedibile e di conseguenza ben difficilmente il Guru e accoliti investiranno su di lui oltre il 2015. Intanto ha vinto il suo primo anello delle World Series con Noi dopo averlo inseguito per tutta la carriera senza nemmeno mai lontanamente avvicinarsi alla serie finale.

Chi non farà ritorno: Vogelsong e Peavy

Ryan Vogelsong -agente libero-
Rispetto al disastro del 2013 ha certamente disputato un 2014 molto più positivo. Ma questo non basta per vedersi nuovamente rinnovato il contratto per un ulteriore anno.
Alcune gare le ha perdute per via di una difesa apparsa a tratti scialba ma non si può sempre additare l'assetto nelle basi e nel campo esterno quale giustificazione alle sue non vittorie. Vogelsong nel corso del 2014 non ha concesso grandi vantaggi agli avversari, è vero, ma generalmente uno o due peccati veniali li ha spiattellati in ogni gara, fatti non passati inosservati alle aggressive mazze altrui che lo hanno quasi sistematicamente punito o con valide pesantissime o con fuoricampi. E nella post-season il grigiore è continuato inesorabile. Vogelsong persevera nel dichiararsi pronto al rinnovo contrattuale per "terminare il lavoro ancora in sospeso" ma sa che ben difficilmente i Giants gli ri-concederanno la chance offertagli un anno fa.

Jacob Edwardino (Jake Peavy) -agente libero-
Ha una grande fetta di merito se abbiamo potuto vedere l'alba della post-season. Chiamato in un momento difficilissimo e a rimpiazzare un bastione come Matt Cain, questo folle quanto geniale chitarrista dell'Alabama è stato capace di risollevare le nostre sorti e di risollevare la sua stessa stagione in cui aveva vegetato malamente fino a quel momento a Fenway Park in mezzo a un gruppo sfilacciatosi clamorosamente in un solo trimestre nonostante il titolo vinto un anno fa. Jacob Edwardino aveva e ha ancora un debito di riconoscenza verso il Supremo per tutto il Tempo che con lui ha speso ai tempi dei Padres dove, per inciso, si aggiudicò anche un Cy Young Award. Jacob Edwardino da anni voleva ricongiungersi con Boch e appena giunto all'AT&T Park a fine luglio ha dichiarato: "per lui darei la vita". La vita e le energie le ha spese tutte fino a fine settembre. E a ottobre è stato un discreto strumento dell'ingranaggio mostrando però tutti i suoi limiti divenuti persino imbarazzanti nelle due apparizioni alle World Series. Raramente ho voluto così bene a un hurler come ho fatto con Jacob Edwardino. Ma nell'economia e nelle prospettive dei Giants non va ri-firmato.

Chi va ceduto immediatamente: Il Piccolino (Tim Lincecum)

Il Piccolino
Se ho voluto bene a Jacob Edwardino, cosa allora posso scrivere del Piccolino?
Ha avuto una stagione con saldo positivo tra vittorie e sconfitte dopo tre anni in cui ha inghiottito strani ma progressivi bocconi amari. E' riuscito in questo grazie anche ai preziosi consigli ricevuti in pre-campionato da Hudson che lo ha iniziato all'arte dell'ottenere più facili eliminazioni senza per forza ingaggiare in ogni match-up una sfida all'OK Corral. La "veloce" del Piccolino non è più quella dei Bei Tempi e il "cambio", per quanto sempre ottimo, non fa più così la differenza come una volta. In agosto il Piccolino ha incominciato ad avere un progressivo crollo quasi a segnalare l'inopportunità della sosta dovuta all'All Star Game. Sta di fatto che a settembre non si è quasi mai visto per poi fare un'apparizione furtiva, ma buona, alle World Series. Alla sfilata celebrativa lungo Market Street e sul palco davanti alla City Hall praticamente ha ignorato sia il Supremo che il Guru, sintomo che qualcosa si dev'essere incrinato irrimediabilmente. Lincecum ha ancora un anno di contratto valevole di diciassettemilioni e mezzo di dollari. In chiave futuribile sappiamo già che sarà il suo ultimo anno con Noi per cui, seppure a malincuore, suggerisco al Guru di scambiarlo subito sul mercato. Come contropartita segnalo o Cliff Lee o Cole Hamels. Il primo anno di budget aumenteremmo quindi di seimilioni e mezzo i costi (sia che arrivi Lee o Hamels) mentre dal 2016 al 2018 nel caso di Hamels avremmo un ricarico secco di 24 milioni di dollari a stagione. Sono conti che vanno fatti con grande calma e lucidità di pianificazione anche alla luce del fatto che bisognerebbe cercare, tramite la sfera di cristallo, di adivinare quali futuribili partenti ci potrà fornire il farm-system nel prossimo triennio.
Sia come sia Timothy LeRoy Lincecum va ceduto. Tenerlo come quinto partente o addirittura stabilmente nel bullpen non farebbe grande differenza.
And so the fairytale ends.

Chi deve continuare a fare ciò che fa: Yusmeiro Petit

Yusmeiro Petit
Non ho esitazioni nel definire Yusmeiro Petit quale il migliore rilievo lungo del 2014 in tutta la Major League. Non ha quasi mai fallito un rilievo a cui è stato chiamato, vedasi ad esempio la maratona di Washington dello scorso 4 ottobre in cui di fatto ha vinto una "seconda gara" risultata poi decisiva ai fini della nostra qualificazione. Da rilievo lungo sa dosare bene le forze, conosce gli avversari e garantisce serenità e calma ai compagni che lo seguiranno poco dopo andando a battere.
Ben altro discorso è invece uno Yusmeiro Petit partente, Nella stagione testé terminata ha disputato dodici gare in tale ruolo alternando belle cose ad altre negative. Soprattutto a settembre è apparso via via meno lucido rispetto ai mesi precedenti anche se fino alla fine ha sempre dato tutto ciò che aveva nel serbatoio. Per cui nel ruolo di rilievo lungo va sicuramente confermato: umile, taciturno, gran lavoratore e sobrio oltre misura per avere un sangue caliente come i tanti suoi connazionali. Ma per favore non prendetelo mai in considerazione come membro fisso della rotazione.

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